Convivere con le contraddizioni
Le storie che ci raccontiamo per giustificare che azioni che compiamo.
Indice della newsletter:
Un piccolo aneddoto personale
Cos'è la dissonanza cognitiva? Te lo racconto con alcuni esempi
Two things are true, uno strumento che ci aiuta ad abbracciare la complessità
Hai visto, la newsletter ha cambiato casa!
Sta per arrivare un regalo bellissimo
Mi sono ritrovata a piangere
Credo che in certi momenti scrivere per me sia come piangere per qualcun altro: un modo per tirare fuori, ascoltarsi e alleggerirsi.
Ho scritto tantissimo nella mia vita, ho recentemente rinvenuto scatoloni pieni di diari che mi hanno fatto una grande tenerezza. Penso che sarà utile per me rileggerli man mano che mia figlia avrà l'età che avevo io quando li scrissi: sono un modo concreto, al di là di studi e teorie, per sbirciare nel cervello (e nel cuore!) di una ragazzina che cresce.
Per contro, ho pianto poco. Qualche giorno fa era uno di quei giorni in cui sentivo il bisogno di piangere e quando mi sono ritrovata da sola l’ho fatto.
Ho pianto per i bambini, per i massacri, per le madri e i padri, i fratelli, i nonni, le famiglie travolte dalla guerra. Ho pianto per il buio, il freddo, il rumore, il terrore, le macerie. Ho pianto perché c'è chi pensa che tutto questo si possa in qualche modo giustificare.
E siccome quando togliamo gli argini capita che il fiume delle nostre emozioni si ingrossi con l'acqua di diversi affluenti, ho pianto anche per l'aggressività “quotidiana” a cui ho assistito solo negli ultimi giorni per strada a Milano, nella sala di attesa di un ospedale e perfino negli scambi tra genitori di compagni di classe.
Poi ho respirato e ho raccolto gli appunti che avevo buttato giù per questa newsletter.
Volevo parlare di dissonanza cognitiva.
Bisogno di coerenza
Negli anni '50 lo psicologo e sociologo americano Leon Festinger elaborò la teoria della dissonanza cognitiva, che negli anni successivi fu testata in modo magistrale da un suo allievo in particolare, Elliot Aronson. Espressa in modo molto semplice, la teoria di Festinger dice che
quando ci troviamo in una situazione in cui le nostre azioni sono in contrasto con le nostre convinzioni e i nostri valori, il nostro cervello sperimenta una forte tensione, che cerca di smussare andando a modificare uno dei due elementi in conflitto: i pensieri e le azioni.
L'assunto di fondo è il bisogno degli essere umani di coerenza cognitiva. Fatichiamo a stare nella contraddizione e per evitarla possiamo cambiare le nostre azioni o razionalizzare le nostre scelte. È un istinto fortissimo perché vivere in uno stato di dissonanza cognitiva produce disagio.
— Dissonanza cognitiva & educazione
Faccio un esempio di dissonanza cognitiva collocandolo all'interno di un ambito caro a chi fa parte di questa community di genitori: l'educazione.
Oggi sappiamo che un approccio autoritario ha alcune potenziali conseguenze negative nel lungo periodo, tra cui fatica nella gestione della sfera emotiva, minori competenze decisionali, maggiore probabilità di soffrire di ansia.
Eppure ci sono ancora numerosi genitori che scelgono questo approccio.
Come giustificano questa contraddizione? Con la famosa frase che abbiamo sentito tutti: “Io sono stato cresciuto così e non sono venuto su tanto male.” Questa “spiegazione” consente di tollerare meglio la contraddizione tra quello che si sa e quello che si fa.
Dall'altra parte però ci sono tutti quei genitori che non vogliono utilizzare un approccio autoritario e che ci ricadono malgrado le loro migliori intenzioni.
Si verifica così ad esempio la situazione di una mamma che sa di voler trattare il figlio con rispetto ma si ritrova spesso a sminuirlo e umiliarlo nei momenti di conflitto. Non riuscendo a cambiare il proprio comportamento, la mamma in questione potrebbe arrivare a dirsi: “Siccome umilio mio figlio non sono una buona madre.” Mi si stringe il cuore solo a scriverlo, ma anche questo è un meccanismo inconsapevole atto ad accorciare la distanza tra pensieri e azioni. Perché se no, se “sono una buona madre”, come giustifico il fatto di umiliare mio figlio? Per evitare che la dissonanza cognitiva porti a trarre nuove conclusioni su di sé, serve una narrazione più complessa.
Eccone un esempio: “Anche se sono una buona madre non sempre riesco a dare il meglio di me. Mi sto impegnando per portare un cambiamento positivo nella relazione con mio figlio e questo cambiamento richiede tempo. Continuerà a lavorarci e se necessario chiederò aiuto.”
Purtroppo a livello sia istintivo che sociale tendiamo a semplificare e semplificare ci rende manichei e fomenta la nostra tendenza al giudizio e alla polarizzazione: o fai bene o fai male, o riesci o non riesci.
La geniale psicologa clinica Becky Kennedy ha trovato un modo per facilitare la complessità, se mi passi il gioco di parole! Il suggerimento è di utilizzare più spesso possibile la frase “two things are true” ovvero due cose sono vere in questo momento. In pratica è quello che facciamo quando in una frase utilizziamo E al posto di MA.
Se una persona dice: “ho molti amici MA mi sento sola” in qualche modo sta dicendo che non dovrebbe sentirsi così, perché le due cose sono in contraddizione.
Se invece la frase viene formulata in modo leggermente diverso, “ho molti amici E mi sento sola” assume la valenza di cui parla la dottoressa Kennedy: le due cose sono ugualmente vere. Questo abbracciare una visione complessa della realtà, in cui due cose apparentemente in contrasto possono esistere contemporaneamente senza bisogno di invalidarsi a vicenda, ci aiuta ad allontanarci dalla dimensione dello scontro, in cui invece affinché io possa avere ragione tu devi avere torto.
Attenzione! C'è sempre la possibilità di utilizzare questi strumenti per giustificarsi e siamo noi a dover essere sufficientemente consapevoli e onesti da saper chiamare le cose con il loro nome: fare fatica anche quando ci si impegna è normale. Commettere degli errori è legittimo. Quando invece diciamo di avere determinati valori e obiettivi ma sistematicamente e intenzionalmente agiamo in modo contrario, quella si chiama ipocrisia.
L'incoerenza delle zucche
Rispetto alla fatica che stiamo sperimentando a vivere la nostra quotidianità mentre migliaia di persone innocenti vengono massacrate, Kennedy ha invitato i suoi follower sui social a dire,
“Queste due cose sono vere allo stesso tempo: quello che sta succedendo nel mondo è ingiusto, terribile e spaventoso E io provo momenti di grande gioia nella relazione quotidiana con i miei bambini.”
Forse questo può aiutare Elena, che su Instagram mi ha scritto: “In questi giorni mi sono domandata se raccogliere zucche con mio figlio di 3 anni, in questo periodo storico, non sia irrispettoso verso i suoi coetanei vittime di guerre.” Credo che la voce che sente Elena dentro di sé sia quella che la avvisa della sua dissonanza cognitiva “stanno succedendo cose orrende e io sono qui a divertirmi a raccogliere zucche, com'è possibile? O smetto di farlo o forse sono una persona terribile.”
Ecco, posto che trovo sia importante farsi molte domande e non essere semplicemente auto-indulgenti, credo che il racconto della realtà come qualcosa di complesso sia la chiave per rimanere vigili e riuscire a vivere allo stesso tempo.
— Tu bambino, io adulto
Nella relazione con i bambini l'approccio two things are true è spesso perfettamente calzante.
TU vorresti continuare a disegnare e IO devo portarti fuori.
Sono due affermazioni vere.
Il fatto che tu voglia continuare a disegnare non esclude il fatto che io debba portarti fuori.
Il fatto che io debba portarti fuori non esclude il fatto che tu voglia continuare a disegnare.
Quindi, invece di pretendere che tu abbracci la mia visione rinunciando alla tua, farò ciò che devo fare in qualità di genitore (portarti fuori) accettando il fatto che questo provocherà in te frustrazione, fastidio o senso di ingiustizia. Nulla di tutto ciò rende me un cattivo genitore o te un cattivo bambino.
Ho cambiato “casa”
Benvenute a tutte le persone che si sono iscritte in questi giorni alla newsletter, grazie di essere qui. Se invece mi segui da un po’ probabilmente hai capito che la newsletter ha cambiato casa, passando da Mailchimp a Substack.
Mailchimp è uno strumento meraviglioso e mi consentiva di personalizzare le mail e realizzare un'impaginazione grafica molto carina, ma il costo sempre crescente mi ha fatto scegliere di lasciarlo. In più, la mia newsletter è molto più vicina ad un prodotto editoriale che a uno strumento di marketing e in questo senso Substack è il luogo più adatto ad accoglierla.
Cosa cambia per te? Poco, i contenuti sono sempre i miei, la newsletter rimane gratuita e la riceverai ogni mese. Troverai un po' meno personalizzazione (come mi piaceva iniziare le mail chiamandoti per nome!) e anche se abbiamo già lavorato insieme vedrai comunque lo spazio (qui sotto) in cui racconto le prossime iniziative (era più comodo senza ma non riesco a evitarlo, magari però ti aiuta a suggerire un percorso a qualche amica o amico!)
I percorsi di coaching per genitori
Un percorso di parent coaching ti aiuta a definire i tuoi obiettivi nella relazione con i tuoi figli e a strutturare le azioni che ti servono per raggiungerli. Ogni genitore ha bisogno di sentirsi efficace, ogni bambino ha bisogno di sentirsi compreso. Questi due risultati sono fortemente legati l’uno all’altro: sentirti più sicura o sicuro nel tuo ruolo ti aiuta a costruire la relazione che desideri con i tuoi figli, e avere una relazione appagante alimenta il tuo senso di sicurezza ed efficacia. Insieme possiamo vedere come realizzare questa situazione, se senti di non riuscirci appieno.
Con me puoi intraprendere un percorso individuale, in coppia o in gruppo. Trovi tutte le informazioni sul mio sito: www.ilgenitoreconsapevole.it
UN REGALO PER TE!
Spesso nelle sessioni con i genitori ci troviamo a riflettere su attitudini e qualità dei bambini e mi rendo conto che non sempre i genitori trovano facile riconoscerle e valorizzarle. Volevo creare uno strumento per aiutare in questo prezioso aspetto della relazione.
Ho coinvolto Valentina, una mia meravigliosa amica che già mi aiuta su alcune cose, e insieme abbiamo scelto Silvia per illustrare questo lavoro, che riceverai presto in regalo.
Per aiutarti a parlare con i bambini delle loro capacità e per trovare le parole per valorizzarle, abbiamo realizzato 24 card che raccontano 24 qualità umane con parole semplici e adatte ai bambini.
Le card sono state illustrate con cura e delicatezza da Silvia Benedet, in arte silviabes, di cui ti racconto qualcosa di più qui sotto. Verranno inviate a tutti gli iscritti a questa newsletter mercoledì 22 novembre.
Ci abbiamo messo tanto a realizzare le card e lo vedrai, sono fatte con amore. Abbiamo deciso di regalarle invece che venderle o riservarle ai clienti e ci auguriamo sia un dono gradito. Te le invieremo in tempo perché tu possa, se lo desideri, usarle come calendario dell'Avvento, ma non c'è nulla che le vincoli al periodo natalizio.
— Chi è Silvia
Silvia è una persona dolce e riservata, mamma di un bambino di 3 anni e amante dei viaggi on the road. Ha una mano precisa e delicata che per me rende speciali i suoi disegni. Silvia ha accettato con generosità ed entusiasmo di seguirmi in questa idea e oltre a ringraziarla di cuore ci tengo che tu conosca anche il suo progetto: giretti disegnetti. Giretti disegnetti è la sua newsletter illustrata che racconta, con parole e disegni, un viaggio al mese: per ispirarti o invitarti a uscire dalla tua zona di comfort.
Per oggi mi fermo qui. Manca su questa newsletter una spazio prezioso che c’è sempre dedicato a “le vostre storie”, che tornerà dalla prossima.
Riceverai le card con un invio speciale il 22 novembre.
Grazie Elisa, oggi in particolare avevo proprio bisogno di leggere queste parole. Sei sempre preziosa. Grazie di cuore!
Grazie