Perché devo farlo io?
"Il centro di una maternità consapevole è l'equità di genere, anche e soprattutto tra le mura di casa" Andrea O'Reilly
In questa newsletter parlerò di carico familiare: ovvero di come la distribuzione dei compiti di cura (cura della casa e dei bambini) abbia un forte impatto sul benessere personale e familiare. Apro un discorso sull’organizzazione intesa non come mera divisione dei compiti, ma come un mezzo attraverso cui raggiungere maggiore equilibrio e soddisfazione all'interno della famiglia.
Indice
Di cosa parliamo quando parliamo di carico familiare
Cos’è il “secondo turno”
Carico mentale
Lavoro emotivo
Le vostre esperienze
Gli impatti
Impatto personale
Impatto sulla coppia
Impatto sui figli
Come se ne esce?
Parla con me
Questa newsletter è pensata per tutti, uomini e donne. Se siete in una coppia potete leggerla insieme oppure separatamente e poi discuterne. I contenuti vi aiuteranno a vedere le cose in modo più complesso, ad avviare conversazioni utili e importanti e magari a iniziare un processo di cambiamento all’interno della vostra famiglia.
Ho lavorato con oltre centocinquanta coppie negli ultimi anni, di cui oltre il 99% eterosessuali, e spesso gli uomini mi dicono: “Io in realtà sto bene come siamo organizzati oggi, fosse per me andremmo avanti in questo modo, ma capisco che non sia giusto, che lei stia facendo troppa fatica e che sia legittimo chiedermi un maggiore impegno: sono disposto a metterlo in campo.”
Questa newsletter vuole aiutarvi ad avere uno sguardo più consapevole e allineato e a incoraggiarvi a lavorare su questo aspetto della vostra vita familiare. Il solo fatto di leggere la newsletter però non sarà sufficiente se non c’è la disponibilità da parte di uno dei due a mettere in discussione lo status quo, se tra voi c’è un clima di forte tensione o se non riuscite più a parlarvi senza litigare; in tal caso avreste bisogno di una figura terza che vi aiuti prima a ristabilire la connessione il dialogo.
PS: Capiterà, nel corso di questa newsletter, che io faccia delle generalizzazioni basate sul genere. Ci tengo a dire che sebbene non tutte le persone di genere maschile o femminile aderiscano in toto alle cose che dirò, esiste una grande percentuale di uomini e di donne che si trovano in situazioni molto simili a quelle che vengono descritte. La spinta a scrivere questa newsletter nasce proprio dalle numerose storie, testimonianze, domande e richieste di aiuto che mi arrivano ogni giorno.
Di cosa parliamo quando parliamo di carico familiare
Il carico familiare si riferisce all'insieme delle responsabilità e dei compiti necessari per mantenere una casa e prendersi cura della famiglia. Questi compiti includono:
Cura e manutenzione della casa
Cura pratica e supporto emotivo dei membri della famiglia
Pianificazione e organizzazione degli impegni e delle relazioni
Gestione economica e finanziaria
Possiamo comprendere ancora meglio di cosa si tratta se suddividiamo il carico familiare in queste sotto categorie:
Secondo turno
Carico mentale
Lavoro emotivo
— “Secondo turno”
Secondo turno è un termine coniato dalla sociologa Arlie Hochschild nel suo libro "The Second Shift" per descrivere il lavoro domestico e di cura che molte persone, in particolare le donne, affrontano prima o dopo aver terminato la loro giornata lavorativa retribuita. Questo lavoro include attività pratiche come ordine e pulizia della casa, spesa e preparazione dei pasti, gestione degli spostamenti e delle attività dei bambini. Nel tempo si è arrivati a parlare anche di terzo e quarto turno, in particolare nelle famiglie con più di un figlio o genitori anziani e non auto-sufficienti.
— Carico Mentale
Con carico mentale si intende l'infinita to-do list mentale che tiene presente le esigenze di tutta la famiglia. Fa parte del carico mentale:
la pianificazione: programmare attività, coordinare gli aiuti, ricordare appuntamenti e scadenze
la gestione delle informazioni: monitorare le esigenze dei membri della famiglia, tenere in considerazione i gusti, le preferenze e i bisogni di ognuno, tenere traccia delle attività scolastiche e ricreative, partecipare alle chat di classe
la convivenza con preoccupazioni e ansie: pensare costantemente alle necessità della famiglia, scegliere tra diverse alternative possibili, preoccuparsi per il futuro, trovare un equilibrio tra fornire opportunità e pressare eccessivamente; gestire feedback, critiche e consigli di terzi
— Lavoro Emotivo
Il lavoro emotivo si riferisce alla gestione delle emozioni nell'ambito familiare e al mantenimento dei rapporti sociali con conseguente gestione delle relazioni. Si tratta di:
Lavorare su di sé per imparare a comprendere e gestire le proprie emozioni, riconoscere i propri trigger e superare i propri limiti personali quando interferiscono con la genitorialità. Spesso si tratta anche di elaborare ciò che si è vissuto nella propria crescita
Dare attenzione e ascolto ai bambini e agli altri membri della famiglia
Accompagnare l’educazione emotiva dei bambini fornendo loro la propria calma affinché possano imparare a regolarsi, rispecchiarli affinché imparino a conoscersi e fornire loro un vocabolario con cui verbalizzare le proprie emozioni e i propri bisogni
Fungere da mediatore nei conflitti tra i bambini insegnando loro ad ascoltarsi, a negoziare, ad accettare compromessi o sconfitte
Scegliere come comportarsi rispetto a eventuali tensioni e disaccordi con e tra gli altri membri adulti della famiglia
Creare un ambiente positivo e supportivo che sostenga il benessere emotivo di tutti
Si tratta di un lavoro per certi versi logorante che spesso passa inosservato nonostante sia di straordinaria importanza.
Il lavoro emotivo e il carico mentale insieme fanno parte del cosiddetto lavoro invisibile, che proprio per la sua natura effimera tende ad essere sottovalutato o addirittura sminuito. In realtà è proprio questo lavoro “dietro le quinte” che permette alla famiglia di funzionare e ai suoi componenti di sentirsi bene. Il fatto che non sia riconosciuto ed esplicitamente apprezzato è una delle principali cause di frustrazione e risentimento all’interno delle coppie.
Nella stragrande maggioranza delle coppie eterosessuali, le donne si accollano molto più carico familiare dei partner: i dati ci dicono che questo è vero anche nelle coppie in cui donne e uomini lavorano entrambi fuori casa e perfino nelle coppie in cui gli uomini non hanno un lavoro retribuito.
Ho fatto la mia indagine personale chiedendo a chi mi segue su instagram:
“Sei soddisfatta/o di come sono ripartiti
i compiti di cura e gestione della casa e dei figli
all'interno della tua relazione di coppia?”
Tenendo presente che i genitori che seguono il mio lavoro di divulgazione spesso sono molto consapevoli e informati, le risposte sono state:
28% molto, collaboriamo in modo soddisfacente
46% insomma, c’è una certa sproporzione
25% no, il grosso del carico ricade su una persona
Quel 28% è qualcosa ma è comunque una minoranza. Nel restante 72% si percepisce una certa iniquità o ingiustizia nella suddivisione del carico e nel 98% dei casi (nelle coppie eterosessuali) questo è a sfavore delle madri.
Ora che abbiamo capito di che cosa stiamo parlando, vediamo più nel dettaglio perché è importante parlarne.
Le vostre esperienze
Ho chiesto che impatto ha lo squilibrio nella suddivisione del carico e la sensazione di ingiustizia che ne consegue.
Ecco alcune risposte (tutte di donne):
“Eccessivo carico mentale che porta a scoppiare in situazioni abbastanza gestibili.” L.
“Rabbia, frustrazione, fatica. Tutto poi si declina in momenti condivisi di tensione, urla (spesso rivolte alle figlie, nella speranza che il marito capisca) alternate a momenti di silenzio e muro.” F.
Rispetto a queste risposte, ti invito anche a leggere la newsletter “Mi sto antipatica da sola”
“La conseguenza è che io sono esausta e sopraffatta e poi ho pazienza zero e sono nervosa, triste e insoddisfatta” P.
“Rabbia e risentimento costante verso il mio compagno, difficoltà ad essere flessibile e godermi momenti di relax perché ho sempre il retropensiero di come ricadrà su di me. E profondo sentimento di solitudine e incomprensione…” V.
“Rabbia e frustrazione che si riversa nella coppia. Stanotte ho sognato di dirgli "ti odio".” S.
“Paradossalmente quello che più mi pesa del fatto che il carico di cura sia quasi tutto su me mamma, è che questo porta inevitabilmente a una "preferenza " in assoluto del bambino (3 anni) per la mamma e questo rende insoddisfatto e nervoso il papà, che però non capisce che per ottenere un risultato c'è bisogno di tempo e routine da consolidare.” R.
“Tanta stanchezza e nervosismo in più rispetto al partner. E un forte senso di ingiustizia.” E.
Fa effetto vedere come ricorrano le parole rabbia, frustrazione, tensione e nervosismo. È chiaro che una cattiva gestione del carico familiare può avere diverse conseguenze negative sia sul piano individuale che relazionale. Con “cattiva gestione” intendo
una non-gestione: quando il carico familiare non viene organizzato in modo intenzionale tende a ricadere sulle spalle della donna. La scrittrice e ricercatrice Eve Rodsky ha coniato il termine she-faulting proprio per raccontare questo default verso il genere femminile
una ripartizione fortemente sbilanciata e considerata ingiusta da uno dei due componenti della coppia.
Gli impatti
— Impatto personale
Quando il carico familiare ricade quasi esclusivamente su una persona, quella persona può facilmente arrivare a uno stato di esaurimento fisico e mentale.
Fisico perché vivere costantemente in uno stato di fatica, tensione e rancore non fa bene a nessuno e perché per riuscire a stare dietro alle incombenze si finisce per rinunciare a ogni spazio personale, dormire male e smettere di prendersi cura di sé.
Mentale perché questo sovraccarico può portare a un elevato livello di stress e, a lungo termine, al burnout o addirittura alla depressione. Tra l’altro quando è tutto troppo finiamo inevitabilmente per non farlo bene, per perdere pezzi, per commettere errori e quando si tratta dei figli ci colpevolizziamo moltissimo: sentirsi incapaci di gestire efficacemente le responsabilità familiari può influire negativamente sull'autostima e sulla fiducia in sé. Purtroppo non è una situazione così rara.
In ultimo, una persona che si sente schiacciata dal numero e dal peso delle responsabilità familiari, spesso fa la scelta di abbandonare il lavoro fuori casa anche se non è quello che desidera, rinunciando così alla possibilità di sentirsi realizzata, di avere un reddito suo e mantenere la propria indipendenza economica, di mettere a frutto i suoi talenti e le sue capacità. Come detto, sono quasi sempre le madri a ritrovarsi in questa situazione ed è una scelta-non-scelta che le mette in una condizione di subalternità rispetto al marito. Entrambi infatti si ritrovano a lavorare, solo che il lavoro della donna è 24/7, senza sosta, non retribuito, solitario e invisibile.
— Impatto sulla coppia
Per quanto riguarda la coppia, la sensazione che che si crea è che uno dei due componenti della coppia stia abusando dell’altro (se preferite usare un termine più soft possiamo dire approfittandosi, ma tra chi si occupa di questioni di genere c’è chi sostiene fermamente che si tratti di una forma di abuso). Questa sensazione di ingiustizia e prevaricazione crea il terreno per incomprensioni e recriminazioni che poi scatenano o alimentano numerosi litigi e conflitti che si ripropongono periodicamente uguali a se stessi, sembrano non risolversi mai e portano a un progressivo e potenzialmente definitivo allontanamento reciproco. Si rischia di finire in quella spiacevole e triste situazione in cui ci si parla solo per accordarsi, si finisce per attaccarsi e si ha sempre meno voglia di passare del tempo insieme.
Infatti, una iniqua distribuzione del carico familiare è associata a bassi livelli di soddisfazione all’interno del matrimonio, scarsità di rapporti sessuali gratificanti ed elevata litigiosità.
A una situazione di questo tipo di solito si arriva nel corso di alcuni anni. Ci tengo a dirlo perché anche se siamo partiti con il piede sbagliato abbiamo comunque la possibilità di riprendere in mano le cose e cambiarle, non significa assolutamente che il nostro destino sia segnato. L’importante è avere il coraggio di capire che conflitti apparentemente irrisolvibili e scatenati da cose che sembrano sciocche come una persona che non ha annaffiato le piante quando aveva detto di farlo, potrebbero avere a che fare con il sentirsi vistə, riconosciutə e suppoertatə all’interno della relazione. Questo tipo di recriminazioni nasconde di solito un’insoddisfazione profonda che va ascoltata anziché ridicolizzata.
— Impatto sui figli
Per quanto riguarda i bambini, un genitore stressato e sovraccarico ha meno energia e pazienza da dedicare ai figli. È probabile che abbia meno disponibilità e voglia di giocare con loro alla luce di tutte le cose ancora da fare. Tra l’altro, una persona che vive in uno stato di fatica e insoddisfazione è per forza di cose più incline a scattare e ogni piccola cosa che fanno i bambini potrebbe essere la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. L’altro genitore, per contro, potrebbe sentirsi escluso dalla vita familiare, non capace, non desiderato e a sua volta non capito.
Infine, essendo molto sensibili, i bambini possono percepire lo stress e la tensione dei genitori e quindi essere anche loro più inclini alla disregolazione o sviluppare dei comportamenti basati su modelli aggressivi o evitanti.
In sintesi, una cattiva gestione del carico familiare può avere costi significativi in termini personali e relazionali. Al contrario, una buona organizzazione familiare influenza positivamente la qualità della relazione di coppia e il benessere familiare. La sensazione di essere una “buona squadra”, alimenta una sorta di orgoglio o autostima di coppia che impatta positivamente l'idea che abbiamo di noi, dell'altro e della nostra famiglia, idea che anche i bambini assorbono e fanno loro.
Prossimi appuntamenti
In questa newsletter è comparsa spesso la parola “rabbia” associata al carico mentale. La rabbia è un tema che affronto spesso nei percorsi individuali e nei piccoli gruppi. Qualche mese fa ho creato anche un workshop in tre incontri per lavorare insieme sulla rabbia dei genitori. La prossima edizione si terrà online il 20, 27 maggio e 3 giugno dalle 21 alle 22:30 e c’è ancora qualche posto disponibile.
Quando fratelli e sorelle litigano è il workshop che propongo insieme a Sara Ghirelli su latela.com dedicato ai genitori di più di un figlio. Questo è il commento che ci ha lasciato una mamma che ha partecipato. “È stato un workshop davvero super super interessante. Un sacco di spunti e di strumenti: ho preso più appunti che all'università. Grazie davvero!”. La prossima edizione sarà il 28 maggio e 4 giugno dalle 12:30 alle 14 e ci sono ancora 3 posti disponibili puoi iscriverti qui
Se desideri iniziare con me un percorso di parent coaching individuale o in coppia, scrivimi una mail a elisa@ilgenitoreconsapevole.it per programmare la tua chiamata conoscitiva gratuita. Il percorso è personalizzato sulle tue esigenze.
Come se ne esce?
Oltre a tutto quello che ho scritto sopra, scegliere di dedicare tempo e attenzione alla gestione del carico familiare ci consente di scegliere che esempio vogliamo dare ai nostri figli e contribuire a portare avanti un cambiamento culturale che li liberi da gabbie, stereotipi e scelte obbligate.
Da dove cominciare? Ti propongo tre step e tre consigli per impostare il lavoro insieme al o alla tua partner. La newsletter sarebbe stata infinita se avessi messo tutto qui, ma puoi continuare a leggere in questo articolo che trovi sul mio sito. Se non hai tempo adesso tornaci più tardi, è prezioso.
Parla con me
Tornerò sugli argomenti di questa newsletter per affrontarne altre sfumature. Nel frattempo mi interessa raccogliere l’esperienza delle persone. Se hai voglia, scrivimi per rispondere a uno o più di queste domande:
Quale esempio hai ricevuto dalla tua famiglia di origine per quanto riguarda il rapporto tra madre e padre relativamente alla cura della casa e della famiglia?
Quale esempio cerchi invece di trasmettere alle tue figlie e ai tuoi figli e come si concretizza nella vostra vita familiare?
Ripensa al secondo turno, carico mentale e lavoro emotivo: quale di questi aspetti ti affatica di più? Riesci a dirmi come mai?
Grazie come sempre per avermi letta e alla prossima!
Elisa