Togli quei maledetti vestiti dalla sedia!
Le “sciocchezze” che rischiano di distruggere le nostre relazioni più preziose
Per cosa litighiamo
Perché litighiamo
Come litighiamo
Come smettiamo di litigare
Parent coaching: i prossimi appuntamenti
Le vostre storie
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Per cosa litighiamo
Oggi continuiamo a parlare di conflitti in famiglia. Quando stavo scrivendo la newsletter precedente, vi ho chiesto per che cosa si litiga in casa vostra.
Le risposte che ho ricevuto mettono in luce tre principali aree attorno alle quali si concentrano i conflitti:
1. la divisione di responsabilità e compiti legati alla cura della casa e deə figlə
2. la diversità di vedute sull'approccio educativo da adottare con bambini e bambine
3. le “sciocchezze” che però, tra stanchezza e senso di sopraffazione, si trasformano in questioni di principio perché celano un conflitto più profondo (che spesso ha a che fare con uno dei primi due punti o addirittura con le proprie ambizioni, sogni e valori)
4. al quarto posto, ma con un netto distacco, troviamo i conflitti legati all'ingerenza dei rispettivi suoceri nella vita familiare.
Nelle risposte che ho ricevuto non sono pervenute questioni legate ai soldi, che tuttavia sono sicuramente un trigger in molte relazioni.
La sensazione di fatica che emerge parlando con le coppie di genitori è confermata anche dai numeri: le ricerche del Gottman Institute evidenziano che a distanza di 3 anni dalla nascita di unə figlə, circa il 67 % delle coppie sperimenta un incremento della litigiosità e una riduzione del senso di benessere personale.
Di seguito riporto un campionario delle risposte che ho ricevuto. Le condivido perché credo che leggere le parole degli altri aiuti sempre a sentirsi meno soli e a mettere le difficoltà in prospettiva: se la difficoltà è diffusa, forse si può (si deve) ragionare sul fenomeno in modo sistemico.
“Litighiamo per la gestione dei figli e della casa” Laura
“Litighiamo sempre per le stesse cose: il carico mentale, le pulizie, la gestione della casa e del nostro bimbo di 2 anni” Alice
“Ordine in casa e pulizie” Erica
“Perché lui non ha pazienza con nostro figlio o perché alza la voce con lui” Sara
“Litighiamo su educazione del figlio e gestione delle incombenze domestiche e salvaguardia del tempo libero e di qualità per la famiglia” Serena
“A casa nostra si litiga per lo più per l’educazione dei bambini, io e il mio compagno abbiamo visioni piuttosto diverse nonostante l’obiettivo che vorremmo raggiungere sia lo stesso, a volte litighiamo anche per la ripartizione dei compiti della vita domestica: io non lavoro ma spesso nonostante mi faccia in quattro per riuscire a gestire tutto mi viene rinfacciato di non fare abbastanza o di non impegnarmi abbastanza” Sara
“Litighiamo per differenza di vedute soprattutto riguardanti le nostre figlie, come rivolgersi a loro, cosa dire e come dire certe cose ma anche la gestione della casa e quanto del carico di lavoro casa/figlie ricada più su uno che sull’altro” Serena
“Generalmente si litiga per cose non fatte in casa o per divergenze di opinione sui bambini e la loro gestione” Paola
“Per recriminazioni vicendevoli che nascono da cose molto piccole, che però in realtà nascondono conflitti mai realmente risolti” Marco
“Si litiga per sciocchezze perché la stanchezza, il lavoro, 3 figli piccoli e i vari impegni si ripercuotono sul rapporto di coppia, si è stanchi si ha poco tempo per stare insieme e confrontarsi e così ci si ritrova ad accusarsi e a discutere” M.
“Io e mio marito generalmente litighiamo per sciocchezze” Antonella
“A casa nostra si litiga generalmente per sciocchezze” Camilla
“Generalmente litighiamo sull'educazione dei nostri figli perché abbiamo visioni diverse su come arrivare allo stesso obiettivo” Maria
Spesso pensiamo di litigare sulle questioni (chi fa cosa, come comportarsi, ecc.), ma la verità è che litighiamo per come ognuno le vive. In altre parole: non litighiamo per quello che succede ma per come ci fa sentire quello che succede. Solo che non parliamo di sentimenti, parliamo di “sciocchezze”, e quindi non ci capiamo.
Perché litighiamo
Litighiamo perché abbiamo paura. Perché ci sentiamo sole o soli. Perché ci sentiamo attaccatə, non vistə, sminuitə o rifiutatə.
Litighiamo perché siamo stanche e stanchi, perché non abbiamo tempo di parlarci, perché le richieste quotidiane sono troppe, perché il confronto con gli altri ci confonde e perché per quanto diamo sembra non essere mai abbastanza per tutti.
Litighiamo perché non sappiamo mettere confini a protezione del nostro benessere, perché ci dimentichiamo di coltivare le cose importanti e perché abbiamo aspettative irrealistiche su noi stessə e sugli altri.
Siamo spesso esauste ed esausti, arriviamo a confrontarci quando abbiamo la sensazione di non poter più rimandare ma lo facciamo “a caldo”, con fretta e senza grandi capacità comunicative o di ascolto. La conseguenza di tutto questo è che siamo vittime inconsapevoli di una serie automatismi e di bias (distorsioni cognitive), che influenzano la nostra relazione di coppia.
- Bias di conferma
Come esseri umani, tendiamo a cercare prove che confermino ciò in cui già crediamo o che si allineino con ciò che sospettiamo/immaginiamo possa essere vero, piuttosto che notare elementi in contraddizione con idee che abbiamo già formulato.
Questo meccanismo ha un forte impatto sul modo in cui vediamo noi stessə e tutte le persone con cui ci relazioniamo, a partire da figlə e partner.
In una relazione affettiva, ciò significa che se io penso qualcosa come “in questa casa faccio tutto io”, tenderò a vedere e ingigantire ogni volta che i fatti confermano questa credenza e a trascurare o sminuire ogni istanza che la smentisce. Se vogliamo evitare i bias dobbiamo innanzitutto esserne consapevoli e poi lavorare intenzionalmente per smantellarli, operazione particolarmente difficile quando siamo in preda alla stanchezza.
Risulta quindi chiaro come il mio partner possa essere vittima di un mio bias di conferma nonostante le sue migliori attenzioni o sforzi. Potremmo fare decine e decine di esempi di questo tipo e scovare in quante pieghe delle nostre relazioni si annidi questa distorsione cognitiva.
- Bias della negatività
Il negativity bias è un concetto psicologico che descrive la tendenza delle persone a dare maggiore peso ed importanza agli eventi negativi rispetto a quelli positivi.
Le persone tendono a prestare più attenzione, ad essere più influenzate e a ricordare meglio gli eventi, le esperienze o le informazioni negative rispetto a quelli positivi. In una relazione affettiva “gravata” dal peso di compiti e responsabilità condivisi, il rischio è quello di arrivare a tenere il conto delle mancanze molto più che dei contributi e coltivare così un'immagine dell'altra persona come negligente, noncurante, poco attenta e poco affidabile.
In molti casi tendiamo inoltre ad assumere il peggio nelle situazioni in cui siamo in dubbio su cosa stia realmente succedendo, con il rischio di arrivare molto velocemente a ipotesi catastrofiche e piuttosto infondate: “Se non fa questo significa che...”, “Non lo ha dimenticato, ha fatto apposta perché...”
Dovremmo sempre prestare molta attenzione a trarre conclusioni sulle persone che amiamo o sulla nostra relazione con loro.
Elenco qui in modo che siano più chiari, alcuni modi in cui il bias di negatività si manifesta nella quotidianità:
Mi ricordo quello che non hai fatto o fatto male e te lo rinfaccio
Ti do più feedback negativi che positivi
Non riesco a godermi i momenti perché c'è sempre qualcosa che non va
Evito di affrontare determinati argomenti perché anticipo già la reazione negativa
Mi vengono in mente talmente tante difficoltà che la mia idea complessiva della nostra relazione di coppia ne risente
Mi aspetto che tu mi dica qualcosa di negativo e quindi mi preparo a difendermi prima ancora di ascoltarti
Come litighiamo
Ipotizziamo che A e B siano d'accordo sul fatto che ognuno si debba occupare ogni giorno di portare i propri vestiti da lavare nel cesto della biancheria.
A sta vivendo un periodo particolarmente stressante al lavoro, spesso arriva tardi e con la testa piena di pensieri e non vuole che questo abbia un impatto negativo su B o sui bambini. Cerca quindi di dare il massimo: sorride, gioca, sistema la cucina… Tutto sommato pensa che nonostante il periodo sta riuscendo a mantenere un buon equilibrio. Sì, è vero, si sono accumulati un po' di vestiti sulla sedia in camera, uno di questi giorni dovrà separare quelli che sono ancora da utilizzare da quelli da lavare, ma in fondo non è così grave.
Anche B sta attraversando un periodo faticoso. I bambini sono particolarmente stanchi e spesso prima di cena scoppiano liti o crisi che gestisce al meglio delle sue possibilità. Sa che A è sotto pressione al lavoro e non vuole rinfacciare le sue recenti assenze, ma quando la sera in camera da letto vede una montagna di vestiti sempre più alta, sente una pressione crescente sul petto. Cosa ci vuole a mettere a lavare la roba sporca? Perché deve ritrovarsela davanti ogni giorno? È una mancanza di rispetto: A sa quanto l'ordine sia importante per B e se ne frega, questo fa sentire B presə in giro e trascuratə.
Una sera A torna a casa, fa qualcosa che B interpreta come la conferma della poca considerazione che A ha per ləi e a quel punto tira fuori i vestiti sporchi, la mancanza di rispetto, le crisi dei bambini, la fatica...
A cerca di difendersi e spiegare le sue ragioni ma B ha troppo bisogno di sfogarsi per ascoltare e allora A cambia strategia e inizia ad attaccare. Dice che ogni volta che ha bisogno di sostegno non lo trova in B, che B non riesce a pensare ad altri che a se stessə, ogni volta è la stessa storia, anche quando suo padre è stato male…
B non può credere a quello che sente: con tutte le cose che fa ogni giorno, si trova sbattute in faccia un elenco di piccole mancanze o errori di cui tra l'altro hanno già parlato numerose volte. B a questo punto si sente feritə e si chiude in sé e A se ne va sbuffando in camera, prende l'intera pila di vestiti accumulati sulla sedia e li butta tutti nel cesto della biancheria prima di ritirarsi dietro lo schermo del suo smartphone.
Come A e B, spesso litighiamo lanciandoci accuse come fossero pietre e proteggendoci con le braccia nude da quelle che ci arrivano addosso.
Come a e B, spesso litighiamo restando ognuno imprigionato nella propria visione delle cose.
Come smettiamo di litigare
Non smettiamo di litigare. Il conflitto è parte di ogni relazione. Il conflitto è uno dei modi che abbiamo per capirci e conoscerci meglio, per accorciare (anche se a volte con fatica) la distanza che c'è tra noi.
Ovviamente però non può essere l'unico modo. Uno studio dello Sloan Center dell'Università della California di Los Angeles ha rilevato che nelle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, questi riescono a parlarsi in media 35 minuti alla settimana!
Probabilmente parlando di bambini avrai sentito l'espressione “l'attenzione negativa è comunque attenzione”, ecco: vale anche per gli adulti. In fondo, se non si riesce a parlare, litigare è un modo per comunicare.
La prima cosa da fare quindi è parlarsi di più: parlarsi per raccontarsi, per chiedersi ciò di cui si ha bisogno, per mostrarsi vulnerabili, per ragionare sulle soluzioni anziché rinfacciarsi i problemi. Parlarsi per continuare a conoscersi perché la vita ci cambia ogni giorno e se non aggiorniamo ciò che sappiamo di noi finiamo per ritrovarci lontani.
E poi sì, quando litighiamo facciamolo come se fosse un'opportunità e non una sconfitta: raccontiamoci, ascoltiamo con curiosità e interesse, facciamo domande per comprendere più a fondo.
Certo, possiamo imparare a dire le cose meglio, è importante, ma teniamo a mente anche che spesso l'aggressività cela fragilità, superiamo la forma per concentrarci sulla sostanza: mostriamo empatia, offriamo affetto, condividiamo le nostre emozioni e fatiche.
Ricordiamoci che non è una gara a chi fa di più o a chi sta peggio: una famiglia è un ecosistema in cui se uno soffre, tutti stanno peggio.
Cerchiamo allora di trovare o inventare compromessi accettabili per entrambi. Facciamo in modo di uscire dal conflitto con una maggiore comprensione reciproca e una relazione più forte.
Parent coaching: prossimi appuntamenti
Vuoi fare un pezzetto di strada con me? Attraverso i percorsi di coaching per genitori accompagno mamme e papà nella costruzione di un rapporto in cui i bambini si sentano più visti e compresi e gli adulti si sentano più sicuri ed efficaci.
Insieme possiamo lavorare su numerosi aspetti della relazione genitori/figli per aiutarti ad arrivare a un approccio educativo che ti soddisfi, in cui regole e libertà convivano secondo le tue priorità e i tuoi valori.
Sono disponibili anche percorsi a sostegno alle coppie di genitori che faticano a sentirsi unite e coerenti e a dare ai figli un esempio di relazione affettiva di cui si sentano fieri.
Scrivimi per prenotare una chiamata conoscitiva gratuita: elisa@ilgenitoreconsapevole.it
— Prossimo workshop:
Parlare con i bambini di cose difficili (e importanti!): diversità, sessualità e morte
Martedì 7 maggio, dalle 20:30 alle 22:30, costo 35€
Registrazione e materiali di supporto disponibili per i partecipanti
I posti sono limitati: iscriviti qui!
Le vostre storie
Lascio qui ancora qualche testimonianza. Quanto lavoro c'è da fare a sostegno delle famiglie a livello sociale e culturale.
“Il carico di gestione di nostra figlia (3 anni e mezzo) è al 90% su di me. Lui lavora prevalentemente da casa, io sono una ricercatrice universitaria, quindi con orari decisamente più flessibili. Per questo io mi sono sempre occupata della gestione di tante cose e nostra figlia tende a cercare sempre più me che il padre. E lui si offende, o si sente inutile, o si arrabbia. (...). È tutto molto, molto difficile.” Giulia
“(…) Vorrei anche solo che mi chiedesse se sono stanca. Se può fare qualcosa al mio posto. Il top sarebbe che lo facesse senza chiedermelo ma non esageriamo. E quando faccio notare lui riesce sempre a girare la conversazione contro di me.” Anna
“(…) Io e lui litighiamo per il carico familiare: lui lavora al 60% e avendo 3 pomeriggi liberi spesso si occupa della casa e del bucato. Lui mi rimprovera di non aiutarlo abbastanza. Io faccio il possibile, lavorando all'80% come docente. Almeno una volta al mese "esplodiamo" in un litigio forte, dove io mi sento sminuita e mortificata come essere umano.” Diana
“Nella mia famiglia il carico è su di me, io devo prendere tutte le decisioni, io devo occuparmi delle bambine, io devo organizzare le persone che se ne prendono cura (tate, nonni, zii), io le porto a scuola, vado alle riunioni, parlo con le maestre, faccio i compiti e intrattengo relazioni con gli altri genitori della classe. È molto pesante soprattutto perché quando qualcosa non va bene la colpa è mia, io mi sento in colpa ma anche il mio compagno mi ci fa sentire e la responsabilità è tutta su di me.” Cristina
Grazie per questo bellissimo articolo, mi ritrovo in molte cose che hai detto. Soprattutto nella frase “ nelle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, questi riescono a parlarsi in media 35 minuti alla settimana!”.
mi chiedo: che peso ha la società moderna nelle relazioni tra genitori? Possiamo aiutarci di più? Vogliamo farlo tra amici? es: sabato ti tengo i bambini così uscite a cena! Ormai le famiglie sono smembrate pochi di noi hanno i propri genitori vicini che possono aiutare.
Ecco un fatto accaduto di recente: un giorno, Mia mamma mi ha chiamata allarmata sapendo che la figlia di una sua amica si sta separando.
Il consiglio di mia mamma, in ansia per questa cosa, è stato quello di non smettere mai di fare l’amore con mio marito, perché secondo lei gli uomini in questo modo Non se ne vanno di casa.
Ci ho riflettuto, per voler fare l’amore e avere il tempo e le energie per poterlo fare, bisogna mantenere degli spazi aperti di scambio emotivo, non è solo l’atto Fisico coinvolto. Bisogna avere tempo da dedicare alla coppia, per arrivare a quell’intesa, e da mamma devi anche sapere che nel frattempo i tuoi figli sono al sicuro. Quindi secondo me, anche la società, la famiglia e gli amici possono essere di supporto alle famiglie, con un semplice: “oggi porto al cinema i tuoi bambini” oppure “te li tengo per un pomeriggio, così ti dedichi a te/alla coppia”. Cosa ne pensi?
Che bellissima idea, quella di prendere i litigi come un'opportunità e non come una sconfitta. La terrò a mente ❤️