Indice
Cos’è il mindset
Fixed e growth mindset
La cultura del genio e le sue insidie
Cultura della crescita in famiglia
Invece di dire… prova a dire…
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Cos'è il mindset
In questa newsletter parlerò di mindset. È una parola che ho certamente già usato e che sentiamo rimbalzare spesso nei podcast che parlano di crescita personale o di business e sugli account social di chi si occupa di successo e benessere. Penso che tutti, più o meno, sappiamo che cosa significhi, ma prima di procedere desidero puntualizzarlo.
La traduzione letterale di mindset è mentalità, ma il suo significato è più complesso e lo tradurrei con atteggiamento. Il mindset ha a che fare con il modo in cui tendiamo a reagire agli eventi, ed a sua volta è fortemente influenzato dalle credenze e convinzioni che abbiamo sulla nostra intelligenza e le nostre capacità.
Verso la fine degli anni settanta, la psicologa Carol Dweck iniziò una serie di studi che la portarono a pubblicare nel 2006 un libro dal titolo Mindset: The New Psychology of Success (tradotto in italiano con: Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo). Le ricerche di Dweck e il libro stesso ebbero un forte impatto in diversi ambiti, dalla scuola, allo sport e al business. La teoria fu anche criticata ma ulteriori studi successivi ne confermarono la validità.
Ma di cosa stiamo parlando?
Fixed e growth mindset
Osservando il modo in cui gli studenti dell’Università di Stanford reagivano alla sconfitta, Dweck notò due mindset (atteggiamenti) diametralmente opposti.
Da una parte c'erano studenti che manifestavano un un senso di fallimento e rassegnazione, dall'altra studenti che prendevano la sconfitta come uno stimolo di fronte al quale rinnovare il proprio impegno.
Da qui discendono le definizioni che oggi diamo a fixed vs growth mindset.
Fixed Mindset: Le persone con una mentalità fissa credono che la loro intelligenza e le loro abilità siano innate e immutabili. Pensano che il loro successo dipenda esclusivamente da questi talenti naturali. Di conseguenza, tendono a dare più importanza ai risultati che all'impegno e a evitare situazioni che considerano sfidanti per paura di non essere all'altezza e dover rivedere quindi la propria idea di sé.
Growth Minset: Le persone con una mentalità dinamica o di crescita credono che intelligenza e abilità possano essere coltivate attraverso l'impegno, la pratica e l'apprendimento. Vedono le sfide come opportunità per migliorare e non si scoraggiano facilmente di fronte agli ostacoli.
Ma le credenze che ognuno ha, sono innate? Oppure sono indotte?
Che impatto hanno le relazioni e l'ambiente in cui cresciamo nello sviluppo di queste convinzioni?
La psicologa Mary Murphy ha dedicato gran parte della propria attività a studiare e sensibilizzare le persone su come il Fixed Midset prosperi in ambienti fortemente stereotipati e chiusi, e come a sua volta contribuisca a rinforzare stereotipi e incoraggiare l'esclusione.
La cultura del genio e le sue insidie
Murphy, CEO di Equity Accelerator, un'organizzazione che lavora con scuole e aziende per creare ambienti di apprendimento lavoro più equi e autrice del libro Cultures of Growth, how the new scince of mindset can trasform individuals, teams and organizations, parla, appunto, di Culture of Genius vs Culture of Growth (cultura del genio vs cultura della crescita), dove la prima si ha in presenza di una mentalità fissa e la seconda in presenza di una mentalità dinamica.
La cultura del genio esalta la performance e le qualità innate.
È una cultura che tende a mettere molta pressione - “dimostraci di essere capace” - e che alimenta la competitività - “dimostraci di essere più capace degli altri” -. In questo clima, si tende a credere che tutte le persone capaci si assomiglino e si è portati a ricercare “il genio” in chi ha le sembianze di altri “geni”.
Chi non incarna lo stereotipo del “genio” in uno specifico campo, quindi, ha molta meno probabilità di essere preso sul serio e le minoranze (a partire dalle donne in numerosi ambiti), vengono discriminate (mi viene in mente Elizabeth Zott in Lezioni di Chimica) e addirittura tendono ad auto-discriminarsi - “non sono come loro, non ho quello che serve, non mi considereranno mai” -.
Tra l'altro, in un ambiente in cui chi eccelle viene lodato per le sue doti innate e non per il suo impegno, è meno probabile che altre persone siano motivate a dare il massimo. Si rischia di arrivare a una sorta di “monopolio” del talento nelle mani di pochi e un diffuso senso di inferiorità.
Affinché al contrario, in molti sentano la voglia e il coraggio di provare a raggiungere il proprio livello di eccellenza (e che ad essere diffuso sia il potenziale), serve un ambiente in cui essere un principiante sia considerato un punto di partenza e non un fallimento e in cui si abbia fiducia nella possibilità di migliorare a fronte di impegno e perseveranza.
Questi sono i valori di una cultura della crescita.
Cultura della crescita in famiglia
Come genitori sappiamo che ci saranno cose verso cui i nostri figli sono più portati e altre meno, ma che nulla è loro precluso, che se vogliono fare qualcosa possono buttarsi, provare, allenarsi e vedere dove arrivano.
Ma come possiamo fare perché loro abbiano fiducia
nella loro possibilità di imparare?
Il lavoro di Murphy pone l'accento su quanto mindset e ambiente siano collegati. Vediamo allora come possiamo portare avanti, in famiglia, una cultura della crescita.
Parti da te
Come sempre il tuo esempio è lo strumento più efficace che hai. Chiediti come affronti le sfide? Come reagisci ai tuoi sbagli? Ti capita mai di fare qualcosa che non sai fare? Cosa vedono i tuoi bambini in quei momenti?
Presta attenzione alle parole e alle conversazioni
Come parlate delle persone che sbagliano? Vi capita di commentare esperienze vostre o di amici, o anche lette suoi libri? Quali frasi o mantra associate al successo e alla sconfitta?
Dai feedback costruttivi
Valorizza lo sforzo, l'impegno e il processo. Va benissimo fare compimenti ai propri figli, ma se i feedback che dai si limitano a “Sei forte!” “Numero uno!” o “Grande” forse puoi considerare di aggiungere qualcosa come “Che progressi rispetto a tre giorni fa, ricordi?” “Apprezzo tantissimo la tua determinazione, anche se oggi non sei riuscita, continua così” o “Mi dispiace che non sia venuto come volevi. Cosa vorresti fare diversamente la prossima volta?”
Mantieni un atteggiamento incoraggiante e sereno
Le sfide dei tuoi figli sono le loro. Fai tutto il tifo che senti di voler fare, ma non legare la tua emotività alle loro vittorie o sconfitte, non farle tue.
Invita a riflettere su soluzioni o strategie nei momenti di calma
Il momento migliore per ragionare sull'accaduto e trarre degli insegnamenti è quando le emozioni si sono calmate e si ha a lucidità per guardare le cose con un pochino di distacco.
Dai valore alla curiosità
Stimolare la voglia di imparare e scoprire cose nuove è fondamentale per sviluppare una mentalità di crescita: incoraggiali a fare domande ed esperimenti, dai spazio alle loro trovate e progetti, fate insieme esperienze nuove e diverse.
Offri modelli positivi
Dallo sport ai libri da leggere, puoi trovare centinaia di esempi di resilienza da condividere e commentare con i tuoi bambini, fatene tesoro.
Man mano che i bambini crescono, parla loro della plasticità del cervello
La neuroplasticità è la capacità del cervello di modificarsi e adattarsi in risposta alle esperienze. Quando proviamo cose nuove, affrontiamo delle sfide o superiamo momenti di difficoltà, si creano nuove connessioni neurali. Questo avviene per tutta la vita, il che significa che non siamo mai “fatti e finiti”, abbiamo sempre nuove possibilità.
Invece di dire... prova a dire...
Le ricerche mostrano che quando lodiamo i bambini per la loro intelligenza, promuoviamo una mentalità fissa perché il messaggio che passa è che il loro successo è legato a qualcosa di innato, a una caratteristica intrinseca. Al contrario, lodare i bambini per il loro impegno promuove una mentalità di crescita, aumenta la motivazione e la resilienza.
Parent coaching
La mentalità della crescita è alla base del coaching.
È la fiducia nelle persone e nelle loro potenzialità che mi porta a fare questo lavoro. Tutti possiamo evolvere, crescere e migliorare. Tutti possiamo riuscire a sbloccare situazioni che ci sembravano destinate a ripetersi per sempre.
Proprio qualche giorno fa una mia cliente che ha recentemente concluso un percorso di parent coaching, mi ha mandato un feedback che inizia così: “Ho adorato Elisa fin da subito per la sua capacità di farmi credere nelle mie potenzialità. Con calma e delicatezza, mi ha mostrato altri punti di vista che mi hanno permesso di raggiungere gli obiettivi in autonomia.”
Io non entro mai nella vita dei genitori per dire loro che stanno sbagliando, io arrivo perché i genitori stessi mi cercano se non sono soddisfatti di qualche aspetto della loro vita familiare, se vogliono portare dei cambiamenti ma non hanno chiara la direzione, se sanno quello che desiderano ma non riescono a metterlo in pratica e se faticano a creare quella cultura familiare accogliente e incoraggiante in cui tutti possano dare il meglio di sé.
Se vuoi intraprendere un percorso individuale o in coppia con me, scrivimi per avere tutte le informazioni e prenotare la tua chiamata conoscitiva gratuita: elisa@ilgenitoreconsapevole.it
Parliamo di sesso?
Continuo a raccogliere le vostre storie per conoscervi meglio, sapere cosa vi interessa e di cosa può essere utile che parli nelle prossime newsletter.
Oggi ti domando se vuoi condividere con me come stai vivendo la sessualità in questo momento della tua vita.
Hai quello che vorresti? Ti manca qualcosa? Cosa? Parlate di sesso nella coppia? Avete trovato soluzioni non convenzionali che vi soddisfano? Ti domandi come vivono questo aspetto della loro relazione gli altri genitori?
Rispondi a questa mail e raccontami o chiedimi quello che vuoi, potrebbe essere uno spunto per nuovi approfondimenti. PS: se dovessi usare le storie in futuro chiederò il consenso e le renderò anonime.
Grazie!
Ti auguro buona estate, la newsletter va in vacanza, ci ritroviamo a inizio settembre.
Elisa
Tutto come sempre molto condivisibile. Spesso, purtroppo, soprattutto con i bimbi più piccoli (direi sotto i 3 anni indicativamente) il rischio è quello di ricadere nei classici commenti "Bravo! Bravissima!". Per quanto noi cerchiamo di reagire anche "diversamente" ai successi della nostra piccola, la mentalità del "bravo e bravissimo" è proprio radicata nei nonni/parenti, che esaltano qualsiasi cosa faccia nostra figlia dicendo anche "è avanti" oppure "è così sveglia". Speriamo di riuscire ad essere noi a stimolarla a mettersi in gioco sempre e a non arrendersi di fronte alle sconfitte.
Molto utile! grazie!