Ecco come (non) si viziano i bambini
La paura di "viziare" i figli spesso influenza le scelte genitoriali
Qualche giorno fa ho ricevuto questo messaggio tra le risposte a un questionario conoscitivo: “queste scene di rabbia e pianti esasperati non li reggo perché credo che siano da bambino viziato e maleducato quindi vivo con il terrore che lui diventi uno classico bimbo prepotente e viziato.” Se anche tu a volte ti chiedi se non stai per caso “viziando” i tuoi figli, questa newsletter è per te!
PS: ho cercato di scriverla neutralizzando il genere ma la lettura risultava veramente faticosa. Alla fine ho scelto il maschile sovraesteso: quando leggi bambino o bambini intendo anche bambina e bambine.
— Indice
Cosa vuol dire “viziare” i bambini?
Il contrario di “viziato”
Rendere “mal funzionante”
Ci sono bambini che fanno più fatica (e i genitori con loro)
Le vostre storie
Nella newsletter precedente (Tutta colpa della disciplina positiva?) ho cercato di chiarire cosa sia l’educazione consapevole e rispettosa e di rispondere ad alcuni dubbi dei genitori. Ho lasciato però aperta la conversazione su una delle paure più diffuse, ovvero quella che utilizzare un approccio gentile all’educazione porti sostanzialmente ad una non educazione e quindi a crescere bambini viziati.
Cosa vuol dire “viziare” i bambini?
Ho chiesto a chi mi segue su instagram di dirmi quali manifestazioni e comportamenti facciano pensare che un bambino sia “viziato”. Ecco una sintesi delle risposte:
pretende che gli venga dato tutto ciò che vuole
si dispera se non ottiene ciò che vuole
non sa accettare un no: urla, piange, fa scene e capricci
ha abitudini malsane o dipendenze
Fondamentalmente, un bambino “viziato” è un bambino che manifesta una scarsa capacità di regolazione emotiva, soprattutto davanti alla frustrazione. Questa però è anche una caratteristica tipica della prima infanzia, quindi spesso i genitori si preoccupano precocemente di “viziare” i bambini solo perché usano il linguaggio a loro più affine (pianto e comportamento) per manifestare le loro emozioni e cercare di ottenere ciò che desiderano. L’età è quindi un fattore fondamentale da tenere in considerazione. Infatti, in ogni fase della crescita i bambini hanno bisogno di un certo tipo di cure e di un certo tipo di limiti e regole. L’equilibrio tra questi due elementi è determinante.
“La sindrome del bambino viziato è caratterizzata da comportamenti eccessivamente egocentrici e immaturi, derivanti dal fallimento dei genitori nell'imporre limiti coerenti e adeguati all'età. Molti dei comportamenti problematici che preoccupano i genitori però non sono correlati al viziare. Tali comportamenti sono spesso normali per età, reazioni a stress familiari o modelli di comportamento determinati da fattori intrinseci al bambino.”
B.J. McIntosh - Spoiled Child Syndrome, Pediatrics. 1989
Quando ho chiesto “come si cresce un bambino viziato?”, i genitori mi hanno risposto:
facendo tutto quello che vuole lui
accontentandolo in tutto ciò che chiede
non mantenendo le regole che per noi sono importanti
I “bambini viziati” sono considerati figli di un’educazione troppo indulgente e permissiva (che come sappiamo è molto diversa da un’educazione rispettosa!) in cui genitori poco autorevoli, troppo stanchi o poco presenti non riescono a stabilire confini chiari. La prima risposta che ho riportato qui sopra era in realtà più lunga: quella mamma mi aveva scritto che un figlio si vizia “facendo tutto quello che vuole lui perché non riesce mai a tollerare la frustrazione di un rifiuto.” Come spesso succede, tendiamo ad attribuire la causa di alcune situazioni familiari ai bambini, dimenticandoci le nostre responsabilità: se facciamo tutto quello che vogliono i bambini è perché NOI non sappiamo tollerare la frustrazione che provoca IN NOI vedere un bambino scontento, frustrato o disregolato. Quindi lo accontentiamo, gli insegniamo che quando protesta ottiene ciò che vuole e poi ci lamentiamo che è “viziato”.
Qualche giorno fa ero in sessione con un papà di due gemelli e parlavamo proprio di limiti. A un certo punto, con la massima onestà, lui mi ha detto: “Il fatto è che a volte non ho voglia di tenere il limite. A volte vorrei solo dare una regola e poter contare sul fatto che la rispettino.” E io lo capisco con tutto il mio cuore, da mamma e da professionista. Il suo è un sentimento più che legittimo. Ma capiamo bene che se nemmeno noi abbiamo voglia di far rispettare i limiti che mettiamo, come pensiamo che i bambini trovino in sé la motivazione per farlo?
Facendo ricerche per questa newsletter mi sono imbattuta in uno studio della Utah State University in cui, dopo aver ribadito l’importanza della risposta coerente dei genitori ai bisogni del figlio per garantire un attaccamento sicuro (fondamentale per creare la base per il benessere psicologico ed emotivo futuro), si sottolinea come proprio la paura di “viziare” (“spoil”) i bambini, a volte porti i genitori a irrigidirsi, andando verso una genitorialità meno responsiva e più autoritaria. Lo scopo dello studio era verificare se fornire ai futuri genitori e professionisti della prima infanzia una formazione adeguata sull'importanza della cura responsiva possa contribuire a migliorare la qualità dell'attaccamento e lo sviluppo socio-emotivo dei bambini. La conclusione dello studio era positiva anche se il risultato non particolarmente rilevante: una volta compreso che quelli che consideriamo “comportamenti viziati” (egocentrismo, scarsa generosità ed empatia, scarsa capacità di rimandare le gratificazioni e tendenza a forti crisi in presenza di frustrazione) non sono il risultato di un accudimento amorevole e sollecito (e che al contrario questo ha enormi benefici su crescita e sviluppo), una percentuale dei partecipanti allo studio ha modificato le proprie convinzioni sul viziare. Diverse persone rimanevano però convinte della loro idea nonostante l’evidenza. Questo dimostra quanto siano profondamente radicate in noi certe convinzioni.
Il contrario di “viziato”
Per comprendere ancora meglio a cosa pensino le persone quando sentono il verbo viziare, ho chiesto quale fosse, secondo loro, il contrario di "viziato".
Ne sono nate diverse conversazioni interessanti.
Alcuni hanno risposto che il contrario di "viziato" può essere descritto con termini come educato, disciplinato, responsabile o autonomo.
In questo senso, un "bambino viziato" sarebbe incapace di rispettare le regole, comprendere i contesti e fare scelte ragionevoli.
Altri hanno risposto che il contrario di "viziato" è appagato, sereno e libero.
In questa visione, un "bambino viziato" è costantemente insoddisfatto e insofferente.
Un'altra risposta è stata che il contrario di "viziato" è trascurato, abbandonato, deprivato.
In questo caso, un "bambino viziato" è colui che riceve attenzioni, cura e amore.
A questo argomento qualcuno ha risposto che in realtà viziare è una forma di disimpegno, che è molto più facile concedere o dare cose materiali che tenere i limiti o esserci e che quindi in realtà “trascurato” è più un sinonimo che un contrario di “viziato”.
Infine, qualcuno mi ha scritto che il contrario di “viziato” è equilibrato, consapevole.
In questa accezione un “bambino viziato” è instabile, nervoso e incapace di bilanciare i propri bisogni con quelli degli altri.
Una sola persona mi ha scritto che il contrario di “viziato” è rassegnato. La logica qui è che se un “bambino viziato” è abituato a fare e avere tutto, il contrario è un bambino abituato a non fare o avere quasi nulla.
Il confronto è stato molto ricco e interessante. Vedi quanti significati diversi per un termine così comune e spesso usato con leggerezza? Una cosa però appare chiara: "viziare" è sempre qualcosa che viene fatto ai bambini, non qualcosa che loro fanno da soli.
E allora la domanda è: si possono davvero viziare i bambini? Se sì, come? E come possiamo evitarlo?
Rendere “mal funzionante”
Il dizionario ci dice che il termine “viziato” descrive qualcosa il cui funzionamento è stato compromesso. Ma come si compromette il “funzionamento” dei bambini? La crescita è un lungo processo di separazione e acquisizione di indipendenza. Lungo. Ma con un obiettivo chiaro: i bambini devono diventare adulti. Non a 3, a 8 o a 15 anni. Ma nemmeno tutto d’un tratto a 19 o 22 anni. Interferire con la loro crescita significa ostacolarli in questo processo. Si può interferire in molti modi diversi:
spingendo per anticipare le tappe
tendendo all’iper-protezione
disinteressandosi di ciò che accade ai bambini
Non vogliamo fare la caccia alle streghe o la classifica dei gesti più irresponsabili dei genitori. Non succede nulla se una volta compriamo un regalo quando non ce n’era motivo, se una volta facciamo la cartella quando potrebbero farla da soli o se una volta li aiutiamo a finire i compiti anche se sono una loro responsabilità. Non succede nulla se a 6 mesi si addormentano solo a contatto, se a 2 anni li imbocchiamo e se a 5 non hanno ancora imparato ad allacciarsi le scarpe. Ma dobbiamo ricordarci di non sostituirci a loro e di non pensare di doverli tenere al riparo da tristezza, fatica, delusioni e difficoltà. Avere bisogno che siano sempre felici rischia di ostacolare il loro sviluppo. Così come avere paura che possano soffrire o temere che possano prendersela con noi.
Dobbiamo permettere loro di fare esperienza, imparando per gradi e a piccole dosi: a camminare, a soffiarsi il naso, a esprimere le emozioni, a fare i compiti, a calmarsi, a chiedere ciò di cui hanno bisogno, a non ricevere ciò che vorrebbero.
Dobbiamo permettere loro di scoprire che possono farcela, anche quando pensavano di non esserne capaci.
E contemporaneamente dobbiamo far sì che sappiano che se hanno bisogno non li lasceremo soli. Dipendenza e indipendenza vanno a braccetto. Così come amore e autostima, fiducia e responsabilità, comprensione e incoraggiamento.
Se questo argomento ti interessa puoi leggere anche, sul mio blog:
Qui invece trovi il riassunto della newsletter e la risposta alla domanda: come possiamo evitare di crescere individui “viziati”?
Ci sono bambini che fanno più fatica (e i genitori con loro)
Ci sono bambini e bambine che sembrano essere infastiditi da tutto: un suono, una novità, un piccolo cambiamento, un pantalone appena lavato, la cucitura di un vestito, l’espressione fugace scorta sul volto del genitori, un piatto messo “storto”, il tono di voce usato per fare un commento… Questi bambini possono reagire in modo eccessivo a stimoli che per altri sarebbero tollerabili o neutri, manifestando frustrazione o disagio con facilità. È facile scambiare la loro sensibilità per immaturità o chiamarli "viziati". È anche facile perdere la pazienza con loro e faticare a capirli ed empatizzare. Lo so. Lo so perché fa parte della mia vita oltre che del mio lavoro. Ma so anche che la strada per arrivare allo stesso traguardo (l’indipendenza, l’età adulta) è diversa per ogni bambino e ogni famiglia e che la chiave è aiutarli a conoscersi, a fare i conti con le proprie caratteristiche individuali, ad ampliare i propri margini di tolleranza e a imparare a proteggersi. Se il tuo bambino o la tua bambina ti sembra a tratti “difficile”, “esagerata” o “viziata”, ti capisco. Assicurati di avere una visione chiara del vostro percorso. Monitora i progressi e lascia stare i confronti. Ce la farete. (E se hai bisogno di aiuto, io sono qui.)
Coaching
Ho tante belle cose in programma nelle prossime settimane, le riassumo qui
live workshop online su amicizia e bullismo: 11 e 18 novembre ore 21:00-22:30. Scoprilo qui e prenota il tuo posto!
live workshop online dedicato ai genitori di bambini sotto i 4 anni: 12 e 19 novembre. Vuoi capire meglio certi atteggiamenti di tuo figlio o figlia? Vuoi capire come porti davanti ai suoi bisogni o comportamenti? Ti aspetto per parlarne insieme: iscriviti ora
percorso di coaching in piccolo gruppo sull’arrivo di un fratellino o una sorellina: dal 6 novembre al 4 dicembre. Insieme alla mia collega Sara Ghirelli, ti aiutiamo ad affrontare in modo consapevole questa importante transizione fatta di gioia, fatica, novità, cambiamenti e tante emozioni contrastanti: ultimi 3 posti
percorso di coaching in piccolo gruppo sulla conflittualità in famiglia: dall’11 novembre al 16 dicembre. Litigare è umano, litigare meglio significa investire sulle relazioni e sul benessere individuale e familiare. 6 sessioni per parlare di liti e comunicazione da tanti punti di vista diversi. Tutte le info qui. Per la prima volta questo gruppo si svolgerà interamente su LaTela.com: grazie a Carlotta ed Alex per il loro entusiasmo e la fiducia.
Per i percorsi individuali o in coppia puoi scrivermi via mail e fissiamo una chiamata conoscitiva gratuita!
Le vostre storie
Mentre ragionavo su questa newsletter, ho provato a fare questa domanda su instagram: pensi di essere stata viziata o viziato? Se sì, in che modo? E che effetto ha avuto su di te. Trovo interessantissimo quello che emerge dalle risposte. Ne riporto qui solo alcune. Dobbiamo notare come l’impatto delle esperienze che viviamo dipende sempre molto più da come vengono processate che dall’esperienza in sé.
“lo mi ritengo una bambina viziata, le persone esterne alla mia famiglia me lo hanno detto un sacco di volte! E attribuisco a questa etichetta un'accezione positiva! Sono sempre stata viziata di piccole attenzioni, di presenza nei momenti del bisogno, di aiuto che arrivava appena lo chiedevo o addirittura prima!” Ambra
“Sono stata viziata d'amore dai miei nonni e li reputo tutt'ora i miei forti pilastri.” Chiara
“Credo che essere stata troppo assecondata in determinati comportamenti possa avermi portato ad avere meno resistenza alla frustrazione.” Francesca
“Per niente viziata anzi, genitori che per paura di viziarmi ignoravano mie richieste anche semplici, o forse solo non erano in grado di capirle... per questo il mio contrario di viziato è ascoltato. Tutt'ora quando accolgo alcune richieste o bisogni di mio figlio, mia mamma ci tiene a sottolineare "così lo vizi!" - anche se si tratta solo di un abbraccio in un suo momento di sconforto e pianto.” Eva
“lo non sono stata viziata, nonostante fossi figlia unica. Mia madre riteneva che questo fosse il migliore complimento per lei: "complimenti, anche se è figlia unica, sua figlia non è viziata". Ero una bambina compiacente e accondiscendente, la tipica "brava bambina". Solo da madre ho messo in discussione questa impostazione: sono stata brava perché ho reso orgogliosi i miei genitori comportandomi bene e seguendo le regole senza mai mettere nulla in discussione. Essere bravi si limita quindi ad essere ubbidienti, non dare fastidio e fare il proprio dovere, senza fare troppe domande? In che modo vorrei che mio figlio fosse bravo?” Francesca
“Non credo di esserlo stata, ho ricevuto molti no da bambina, per esempio sulle cose materiali: non potevo avere giocattoli quando li chiedevo, o vestiti alla moda da più grandicella come le mie amiche. Nonostante io oggi capisca il perché di quei "no", e sia grata ai miei genitori per tutto quello che mi hanno dato, ho difficoltà nel limitarmi quando adesso ho la possibilità di avere (materialmente) quello che desidero…” Debora
“Sono stata viziata nell'avere viaggiato tutti i week end della mia vita in tutto il mondo. Mi ha dato moltissimo...ma sono stata sempre consapevole di essere molto fortunata.” Silvia
“Io mi ritengo una bambina viziata perché non mi sono mai state date troppe regole.. mia madre non poteva vederci piangere e finivamo x avere quello che volevamo diciamo…” Sara
“Abituata ad avere chi faceva le cose per me, poche responsabilità, ho scarsa autonomia e ho costante bisogno di approvazione.“ Valentina
“Forse sono stata un po' viziata, ero la primogenita, ma in realtà, la mia percezione è che sono solo molto fortunata. Non mi è mai mancato niente di essenziale, ho avuto più attenzioni e opportunità che cose materiali, e adesso capisco l'importanza dei no a certe richieste, del valore dei soldi e del lavoro e del rispetto delle cose e delle risorse. La cosa più difficile per me, adesso, è cercare di offrire alle mie figlie tutte le possibilità che ho avuto io.” Elena
“100% viziata. Ho conosciuto pochi no. Ho deciso di studiare fuori (ovviamente tutto pagato dai miei) a 18 anni per cercare autonomia. Mi sono sempre sentita molto amata però.” Margherita
"I miei genitori non mi concedevano praticamente nulla, dire di aver ricevuto un'educazione rigida e autoritaria è poco. Tutti quei "no" non mi hanno mai fatto sentire amata purtroppo e ne risento ancora oggi.” Rita
“No non ero viziata, sono la terza di tre sorelle, dovevo cavarmela, mi sono praticamente tirata su da sola, non avevano tempo di ascoltare anche me i miei genitori. Tutto ciò ha causato un'insicurezza pazzesca. Ho fatto anni di terapia per sistemare un bel po' di cose.” Iaia
“lo quarta figlia. I miei fratelli dicono che sono cresciuta viziata perché mi concedevano tutto. lo penso invece di essere cresciuta più libera, con maggiore pensiero critico. Ritengo inoltre di aver lottato molto più dei miei fratelli per dare importanza alle mie opinioni in famiglia. Ad oggi mi sento molto stimata in famiglia e questo mi gratifica tanto.” Carla
La giriamo subito a tutti quelli che dicono che nostra figlia di 15mesi è viziata 😂 chissà come fa ad esserlo già, senza grosse capacità cognitive e capacità di parlare, solo loro lo sanno! Noi continuiamo a rispondere ai suoi bisogni, tenendola in braccio, dandole coccole e tetta. E quando ci sono da dire i "no", li diciamo anche noi. I vizi sono ben altri...
a parte le tante riflessioni sul viziare (anche mia madre era fiera io non e mia sorella non fossimo viziate perchè educate e ubbidienti, poi anni di terapia per imparare a riconoscere i miei bisogni) questa newsletter mi ha fatto vedere con chiarezza una cosa che già sapevo: la disciplina positiva è bella quando non sei stanca e hai tempo, quando rivedi tuo figlio alle 7 di sera vorresti solo regole rispettate senza discussioni