Ci sono errori ed errori
Sorry seems to be the hardest word - perché chiedere scusa è difficile
Perché è importante chiedere scusa
Dai, chiedi scusa! - quando pretendiamo che i bambini chiedano scusa non gli stiamo veramente insegnando a farlo
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Ci sono errori ed errori
Parlo spesso di errori.
Di come sia prezioso trasformare gli errori in opportunità di crescita.
Di come sbagliare sia qualcosa che succede a chi fa, prova e sperimenta e quindi un sintomo di coraggio, vivacità e intelligenza.
Di quanto sia importante dare ai bambini la possibilità di sbagliare senza subire punizioni o ritorsioni, proprio perché solo così avranno la possibilità sia di imparare che di mantenere viva la loro propensione a lanciarsi in nuove imprese.
Non tutti gli errori sono uguali però, certo. Ci sono errori a cui si può porre rimedio e altri che restano in qualche modo indelebili.
Insegnare ai ragazzi questa differenza è fondamentale.
Ci sono errori che è meglio non fare: per cui informarsi, considerare le possibili conseguenze e chiedere consiglio sono strategie di prevenzione essenziali. E ci sono errori che si possono fare e di cui poi è giusto prendersi la responsabilità, per cui le competenze da acquisire sono onestà, capacità di chiedere scusa e di riparare.
Sorry seems to be the hardest word
Chiedere scusa può essere difficile per diversi motivi:
siamo stati cresciti con un'impostazione premio/punizione e abbiamo imparato che quando sbagliamo conviene nasconderlo invece di ammetterlo
una cultura che stigmatizza l'errore in modo piuttosto spietato senza però poterlo eliminare (perché sbagliare è parte della nostra natura umana) non fa che incoraggiare l'omertà come strumento per evitare l'allontanamento o la vergogna
viviamo in un contesto sociale estremamente aggressivo, giudicante e polarizzante in cui non sono ammesse le sfumature e tutto assume dimensioni esagerate: o sei buono o sei cattivo e se sbagli sei un incompetente o un malintenzionato. Siccome nessuno vuole identificarsi con questa immagine di sé, ci si nasconde o si punta il dito altrove
A questo motivi più “macro” se ne aggiungono altri più strettamente individuali. Ad esempio può capitare che le nostre azioni o parole abbiano prodotto un effetto negativo che però non era nelle nostre intenzioni. Siamo stati fraintesi e ci sembra ingiusto dover chiedere scusa (ricordi la newsletter sulla dissonanza cognitiva? - “Sono una brava persona e avevo buone intenzioni, perché devo scusarmi come se fossi una persona cattiva o avessi voluto ferire? Scusandomi ho la sensazione di attribuirmi una colpa che non ho!”).
Perché è importante chiedere scusa
Chiedere scusa può avere diversi benefici. Innanzi tutto, sul piano personale, ci permette di allinearci con i nostri valori se tra questi ci sono onestà, responsabilità, umiltà, rispetto, coerenza, coraggio o integrità (per citarne alcuni).
E quindi se aver sbagliato ci dispiace o mina in qualche modo la nostra autostima, chiedere scusa potrebbe addirittura ripristinarla e farci tornare a stare bene.
In secondo luogo, sul piano relazionale, chiedere scusa può permettere di recuperare almeno in parte la fiducia che l'altra persona nutre nei nostri confronti.
Se sbagliando ho deluso le tue aspettative, chiedendo scusa ti mostro che sono in grado di comprendere l'errore, prendermene la responsabilità e porvi rimedio. Di più, chiedendoti scusa ti mostro che tengo a te e a quello che pensi e che metto la nostra relazione al di sopra del mio orgoglio personale.
Siccome è impossibile incontrare un essere umano capace di non sbagliare mai, è meglio avere a che fare con qualcuno che quando sbaglia non fugge lasciando il danno da riparare o distribuisce colpe e crea confusione
nel tentativo di difendersi.
Pro tip! Quando ci scusiamo (con una capa, con un amico, con una figlia) è bene dire cosa faremo in futuro per evitare di incorrere nello stesso errore. Quello che non è utile è invece dire “scusa ma l'ho fatto perché tu...”: in questo modo la scusa si trasforma in un'accusa dell'altro e una giustificazione di sé.
Dai, chiedi scusa!
Siccome la maggior parte di noi riconosce alle scuse questo livello di importanza, ci teniamo molto a insegnare ai bambini a chiedere scusa. Spesso però, più che insegnare pretendiamo.
Credo di aver letto da qualche parte questa frase:
Si insegna in tre modi: con l'esempio, con l'esempio e con l'esempio.
Mi fa sorridere ed è chiaramente un'iperbole, però ha del vero. Se vogliamo insegnare a chiedere scusa dobbiamo insistere sull'esempio che diamo. Dopo che un bambino ci avrà visto chiedere scusa 20, 30 o 40 volte inizierà a farlo. Ma se noi non chiediamo mai scusa e pretendiamo invece che lo faccia lui, finiremo col suscitare un senso di ingiustizia che provocherà chiusura e tensioni.
Tra l'altro, dobbiamo ricordarci che chiedere scusa in modo genuino vuol dire aver sviluppato consapevolezza, empatia, resilienza, e fiducia in sé e negli altri: non esattamente un set di competenze in cui bambini di 3, 4 o 5 anni possono eccellere! I bambini chiederanno scusa prima per imitazione, poi, crescendo, per senso di responsabilità e infine per motivi valoriali.
Scusarsi vs riparare
Numerosi psicologi che oggi stanno contribuendo in modo significativo a ridefinire la responsabilità dei genitori nei confronti dei figli alla luce di tutto quello che le neuroscienze ci hanno rivelato sullo sviluppo cognitivo di bambini, concordano del dire che la cosa più importante che un genitore deve imparare a fare è riparare quando commette un errore nella relazione con la figlia o figlio (un piccolo sopruso, un'esplosione di rabbia, un commento giudicante o aggressivo).
Riparare è diverso da chiedere scusa.
Scusarsi ha lo scopo di lasciarsi alle spalle una situazione spiacevole o un errore.
È un gesto importante (come abbiamo visto), eppure la sua portata può essere limitata (come vedrai nell'esempio qui sotto).
Riparare ha lo scopo in qualche modo di modificare l’impatto di un evento passato, liberando l'altra persona dal senso di inadeguatezza che il nostro errore può aver generato. Lo si fa attraverso la connessione, la presa di responsabilità e la costruzione di una nuova narrazione su ciò che è successo.
Ti faccio un esempio.
Un genitore di una donna ormai adulta si accorge, guardando la figlia divenuta a sua volta madre giocare con i suoi bambini, di non averle mai prestato quel tipo di attenzione o dedicato quel tempo.
Se vuole scusarsi, questo genitore potrà dire: “Guardandoti giocare con i tuoi bambini mi accorgo di non avere mai fatto lo stesso con te. Mi dispiace, scusami.”
Quello che viene chiesto è di essere perdonati.
Se lo stesso genitore vuole invece riparare potrà dire: “Guardandoti giocare con i tuoi bambini mi accorgo che a volte da bambina devi esserti sentita un po' sola. Non ce lo hai mai fatto pesare ma sicuramente ti è mancata un po' di attenzione e di compagnia. Vorrei averlo saputo prima. Sei sempre stata una bambina allegra e propositiva, sarebbe stato divertente giocare con te.”
Qui il genitore dà alla figlia, non chiede nulla per sé. Se la figlia in qualche momento della sua vita ha pensato “nessuno vuole giocare con me, forse mi trovano poco interessante” il nuovo racconto va a correggere questa falsa credenza.
Parent coaching
Essere genitori oggi è particolarmente impegnativo: siamo spesso soli, subiamo pressioni da più parti, ci mancano modelli di riferimento coerenti con i nostri valori e non abbiamo così tanto tempo da dedicare ai bambini.
Ogni giorno aiuto mamme e papà che vogliono sentirsi efficaci educando con rispetto, mettendo al centro la relazione con i loro figli e rinunciando alla paura come strumento per ottenere dai piccoli ciò che desiderano. Se senti che questo è l'approccio che desideri e fatichi a realizzarlo, ti posso accompagnare per un pezzo grazie a un percorso di parent coaching individuale o in coppia (scopri qui come funziona). Scrivimi per prenotare la tua chiamata conoscitiva gratuita: ✉ elisa@ilgenitoreconsapevole.it
— Workshop
Non mi ascolta! Perché sembra che i bambini non ci ascoltino? Cosa possiamo fare?
Le vostre storie
Nella newsletter di dicembre ho chiesto: quali sono i tuoi desideri o propositi per il 2024 come genitore? Ecco alcune delle risposte ricevute, credo sia sempre utile leggere le parole degli altri per sentirsi meno soli.
“Sicuramente tra i buoni propositi per l'anno nuovo spicca quello di ascoltare di più il mio istinto e di smetterla di farmi condizionare dal pensiero e dal giudizio altrui nelle nostre scelte. Per farlo sto lavorando su me stessa, per imparare a perdonare e a guarire vecchie ferite, così che possa godermi tutto dei miei figli con serenità, ricordando che la rabbia e lo smarrimento che provo nei momenti in cui loro sono disregolati non sono quasi mai causati dai loro comportamenti ma quasi sempre dalle mie emozioni. (…) Vorrei creare il maggior numero di ricordi belli per i miei figli, sorridere di più, lasciare andare un po' di pensieri sempre così pesanti, per permettere ai miei figli di vivere con un un po' più di quella "leggerezza calviniana" che ultimamente è mancata troppo spesso.” Piera
“Nel 2024 vorrei tornare a viaggiare: i miei genitori erano poco presenti perché lavoravano a tempo pieno, ma ho ricordi dei viaggi che sono freschissimi. Sono ancora piccoli i miei bimbi, hanno 2 e 4 anni, ma vorrei che diventasse facile viaggiare con loro alla scoperta di posti nuovi. E poi vorrei riuscire a ritrovare quella calma interiore (persa causa molti litigi con il partner) che in questi mesi non ho avuto e che riflettevo su di loro necessariamente. In questa maniera riuscirei a essere più paziente con loro (visto che sono part time per scelta per stare con loro).” Valeria
“Per il 2024 io e mio marito vorremmo lavorare sul nostro ruolo genitoriale, io sto finendo il mio percorso di psicoterapia che mi ha regalato consapevolezza ma non gli strumenti pratici. Mi servono gli strumenti per affrontare difficoltà grandi e piccole in questo viaggio della genitorialità. So benissimo che genitore non vogliono essere ma non so come diventare il genitore che vorrei.” Alexandra
Se hai voglia, questa volta ti chiedo di scrivermi rispondendo a questa mail per raccontarmi qualcosa di te: hai fratelli o sorelle? Com'è stato crescere con loro? Sei la prima o il primo? Quella di mezzo? Il piccolo di casa? Come ti ha influenzato questo?
Grazie se vorrai condividere.
Con affetto,
Elisa
Hai fatto la versione audio!!! Bravissima!!