14 Commenti

Ciao Elisa, la tua newsletter mi è piaciuta tantissimo! Grazie mille ☺️

Cerco di praticare la disciplina dolce, ma da autodidatta figlia di genitori autoritari in una famiglia patriarcale, a volte non mi sento all’altezza. Fatico soprattutto a capire quando un pianto o delle urla sono sinonimo di bisogno (emotivo?) e quando invece dovrei impormi io. Suppongo che l’età del bambino sia la chiave, ma anche qui sono inesperta e impreparata! Come fare?

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Ciao Elisabetta grazie. Sì l'età è un elemento fondamentale. Il buon senso anche. Se un bambino di 3 o 4 anni piange perché vuole del cibo e ha pranzato un'ora prima, sicuramente il suo desiderio è reale, ma altrettanto sicuramente non è un bisogno che va necessariamente soddisfatto subito. Sulla sfera emotiva è più difficile essere razionali, è utile provare a strutturare le giornate in modo da sapere che i bisogni dei bambini (di coccole, connessione, relax, gioco libero ecc) trovano sempre spazio nel susseguirsi delle ore. Così quando devi mettere un limite sai che comunque le cose importanti sono state prese in considerazione.

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Ciao Elisa, in quali modi o contesti l'approccio di Gerber è stato ridicolizzato o banalizzato?

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Ciao Valeria.

C'è chi lo critica perché è più observation based che science/research based. Ed è piuttosto dogmatico quindi essere prescrittivi senza una prova scientifica che un'azione sia effettivamente "migliore" di un'altra è piuttosto rischioso.

Poi volendo seguire e non anticipare lo sviluppo naturale del bambino, ci sono alcune indicazioni, come per esempio non mettere il neonato in una posizione in cui non sarebbe in grado di mettersi da solo, che possono sembrare colpevolizzanti per genitori che invece fanno cose come tenere i bambini seduti sulle proprie gambe quando ancora non sono in grado di stare sediti da soli. Io negli anni ho sentito e letto Janet Lansbury rispondere a diverse critiche cercando di articolare meglio il pensiero e spiegarne le basi.

Ho recuperato questa intervista che avevo sentito una vita fa, se ti interessa: https://melindawmoyer.substack.com/p/a-deep-dive-into-rie-parenting?r=6q36h&utm_medium=ios

Elisa

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Grazie mille! Domani me la ascolto con piacere

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Ho un bimba di 3 anni e mezzo, io e mio marito proviamo e riproviamo e ci impegniamo ad avere un approccio diverso e più rispettoso...alcune volte però lei proprio non ci ascolta o così sembra, noi parliamo e spieghiamo, lei ci parla sopra o inizia a dire cose senza senso pur di sovrastare la nostra voce. Non sempre in questi casi riusciamo a tenere a bada la nostra frustrazione, che diventa rabbia...in qualche modo questi scatti creano un reset della situazione da cui ripartiamo noi più calmi e nostra figlia più incline ad ascoltare. Sono sicura che ci sarebbero modi migliori per affrontare le crisi - ma come fare quando viene a mancare la lucidita ?

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Quello è il grosso lavoro da fare sui noi stessi Serena! Conoscere i propri trigger e allenarsi a controllare gli impulsi (che poi spesso è quello che pretendiamo dai bambini piccoli senza però riuscire a farlo noi adulti!) Un abbraccio

Elisa

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Grazie!!!!

Solitamente le tue newsletter sono meravigliose Elisa, aprono a mille domande e riflessioni fondamentali ma questa è davvero super wow.

Io penso che sicuramente l'utilizzo massimo di energie e molta stanchezza da parte dei genitori sono alla base dell'educazione rispettosa ma i risultati premiamo. Bisogna tenere duro e fregarsene del giudizio altrui quando magari allo sclero in pubblico non segue un gesto di violenza come uno sganassone ma un abbassarsi ai loro occhi, perdendo l'autorità secondo quegli stessi occhi giudicanti. Io quando vedo bambini picchiati, insultati , denigrati, zittiti, mi sento male come mi sentivo male trent'anni fa da piccolina. Non c'era alcun rispetto dei piccoli negli anni 80, ma io avevo una nonna che nonostante fosse del 28 quel rispetto me lo offriva. Forse c'era qualche silenzio punitivo ma io mi sono sempre sentita al suo pari come trattamento. E voglio che il mio cinquenne sappia che da me non sentirà mai frasi come perché l'ho detto io, perché io sono grande e tu no. E questo non vuole dire essere permissivi, non dire no, etc.

Grazie Elisa!!!!

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Che bello che hai ricordato la tua nonna. In effetti anche io ricordo quell'accettazione totale da parte dei nonni. Un abbraccio!

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Grazie Elisa per questi spunti e riflessioni. Io ad esempio ora mi trovo un po' in difficoltà perché i bimbi hanno iniziato la primaria e le maestre hanno già accennato ai castighi che (ahimè) ancora utilizzano...e temo che M. dica loro che i castighi non servono ... perché è questo che ha interiorizzato quando tempo fa ho spiegato loro il concetto che a casa utilizziamo metodi diversi da quelli delle educatrici del centro estivo/maestre della materna e che se il bambino (soprattutto se piccolo) non viene aiutato a capire dove ha sbagliato ma viene messo in punizione e basta, non avrà alcuna utilità il castigo...

Solo che M. in particolare ha recepito un po troppo alla lettera le mie parole...e temo che possano crearsi dei problemi con le maestre. Se va dicendo che "per sua mamma i castighi non servono"... grazie 🤗

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Ciao Laura, è sempre delicato scegliere in che modo spiegare ai bambini le nostre decisioni e i nostri approcci per evitare che poi, nella loro ricerca di una verità semplice e univoca, si ritrovino a giudicare gli altri. Succede per tante altre cose come l'uso degli schermi o per esempio il rapporto con il cibo. Magari aiutalo a capire perché le maestre possono arrivare a decidere, nel contesto della classe, di utilizzare le punizioni e come è ragionevole che si comporti lui quando questo succede. Poi eventualmente se avete delle obiezioni parlatene direttamente con la scuola.

PS: quando diciamo che qualcosa "non funziona" dipende sempre rispetto a quale obiettivo. Punire per te non funziona perché non aiuta a costruire le competenze di cui il tuo bambino a bisogno e non alimenta la vostra relazione. Usare un time out nel contesto della classe può "funzionare" se l'obiettivo è allontanare momentaneamente un bambino che sta creando confusione. Non lo aiuta e non lo sostiene, ma consente di riportare un momento di ordine. A volte le classi sono semplicemente troppo numerose per riuscire a seguire i bambini come avrebbero bisogno.

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Si, nel mio discorso (che è tornato fuori in più occasioni con i bambini e che era ovviamente ben più articolato di come l'ho descritto sopra, chiaramente) includeva anche la spiegazione delle dinamiche diverse tra un ambito familiare e quello scolastico in cui le maestre hanno da gestire anche più di venti bambini e situazioni anche molto differenti. Ho anche indicato loro di non contestare questi metodi, purtroppo però mi rendo conto che ha preso quasi alla lettera una parte del discorso, cosa che A. non mi sembra aver fatto... anche in questi giorni sono tornata sull'argomento ed ho cercato di mettere il punto ma non mi sembra che per ora abbia avuto successo.. vediamo, se necessario spiegherò la cosa alle maestre...non è facile, me ne rendo conto! Grazie mille

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Lo trovo comunque un momento di riflessione interessante per tutti voi! Capisco sia sfidante e delicato, ma è bello che ne parliate!

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set 18Messo Mi piace da Elisa Pella

Grazie Elisa ❤️ sì, l'ho trovato giusto anche per renderli più consapevoli, ritengo giusto che sappiano anche che io e il papà siamo stati cresciuti con metodi educativi "tradizionali" e che c'è un lavoro dietro per invertire la rotta ❤️l'importante è che non si creino incomprensioni ed equivoci con le insegnanti, sarebbe proprio un effetto non voluto!

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