Mettetevi in ordine!
Primogeniti, secondogeniti, terzogeniti e altre famiglie tra satira, scienza e testimonianze
Ogni famiglia è famiglia a modo suo
Secondogeniti e figli di mezzo
Gli ultimi nati
Parent coaching, prossimi appuntamenti
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Ogni famiglia è famiglia a modo suo
L'ambizione di trovare pattern e similitudini all'interno di famiglie diverse accomuna scrittori, sociologi e psicologi.
Un ambito di studio che trovo affascinante è quello sull'ordine di nascita.
Io sono una sorella maggiore. Di poco in verità, eppure credo che questo appellativo (maggiore) e il conseguente ruolo attribuitomi, abbiano avuto un'importanza centrale nello sviluppo della mia personalità. È una cosa su cui ho ragionato e sto ragionando solo da adulta, ma più scavo e più scopro.
Quando ero più giovane la cosa più interessante per me era osservare come si potesse essere sorelle, cresciute negli stessi luoghi e dagli stessi genitori, ed essere così diverse. Oggi so che l'impatto di qualsiasi cosa diciamo o facciamo dipende in larga misura dal nostro interlocutore più che da noi: dalla sua sensibilità, dalla predisposizione in quel momento, dai suoi pregiudizi, dalle sue convinzioni, paure, preferenze, dal suo stato emotivo, dalle sue esperienze recenti e così via. Allo stesso modo, in una famiglia l'impatto di ciò che succede dipende dall'interpretazione soggettiva che ogni figlio ne dà. Questo è per me un pensiero rivoluzionario perché siamo spesso assorbiti dal tentativo di essere imparziali, eppure se i bambini hanno sistemi di interpretazione diversi, la stessa frase o azione avrà su di loro un effetto diverso. Viceversa, se partiamo pensando all'effetto che vogliamo avere, è possibile che con ogni bambino o bambina sceglieremo di fare o dire qualcosa di leggermente diverso: in questo modo azioni differenti produrranno un effetto più simile di quanto non avvenga quando cerchiamo di trattare i figli in modo uguale.
Siccome la metafora più efficace che mi viene in mente è che ogni famiglia è una matassa, se seguiamo questo filo che si arrotola su se stesso scopriamo che uno degli elementi che influenza il modo in cui i bambini interpretano la realtà è la loro percezione del proprio ruolo all'interno della famiglia, che a sua volta deriva in gran parte proprio dall'ordine di nascita e dal confronto con i fratelli.
“Spesso i bambini che hanno lo stesso ordine di nascita hanno interpretazioni simili di sé e di come devono comportarsi per raggiungere un senso di appartenenza e rilevanza” ha scritto la psicologa Jane Nelsen.
A proposito di famiglie numerose
“Il primo è “speciale”. Il secondo arriva in una famiglia di tre persone che ha già il suo funzionamento. Il terzo trova due adulti e due bambini. In base all'esperienza che hanno vissuto con il primo, papà e mamma si comportano in modi diversi – generalmente sono più sciolti, più sicuri e più sbrigativi – con il secondo e con il terzo. Il primogenito insegna ai genitori a fare i genitori e apre la strada ai fratelli.” Anna Oliviero Ferraris – Fratelli, gemelli, figli unici, Uppa Edizioni
C'è questo attore comico, TJ Therrien, che ha raccolto oltre ottocentomila follower su instagram facendo reel satirici sull'ordine di nascita. Si tratta di rappresentazioni esagerate e stereotipate, ma che hanno un fondamento di verità. Lo confermano non solo gli studi ma anche, e in questo caso soprattutto, le migliaia di like e commenti di persone che in fondo a quella caricatura vedono un riflesso di sé, dei loro fratelli, sorelle, figli o figlie.
In sintesi, ogni video mostra in modo diverso un primogenito scrupoloso e responsabile, un secondogenito creativo e inopportuno e un terzogenito sgamato e distaccato. Esempio:
Il primogenito usa il secchiello con sabbia e paletta
Il secondogenito si infila il secchiello in testa e finisce contro un albero
Il terzogenito porta il secchiello in cantina e lo usa come rialzo per arrivare a ciò che vuole raggiungere
Ci tengo a dire che gli studi sull'ordine di nascita sono necessariamente imperfetti: osservando figli di famiglie diverse, i bambini sono esposti a stimoli diversi che vengono ignorati ai fini dello studio, ma che non potremmo classificare come irrilevanti. Tra l'altro oggi in sempre più famiglie i fratelli non sono necessariamente figli della stessa coppia genitoriale e questo aggiunge un altro livello di complessità. Detto questo procedo con quanto sappiamo, consapevole del fatto che sia, appunto, imperfetto e parziale.
Primogeniti
I primogeniti sono quelli che tendono ad avere caratteristiche più simili tra loro (come succede anche per i figli unici) perché entrano in gioco un minor numero di variabili. Dal secondogenito in poi cambia molto anche la distanza a cui nascono i fratelli, quanti sono e cosa succede alla famiglia nel frattempo.
Il tratto distintivo dei primogeniti tende ad essere la responsabilità.
In quanto primi, sono figli di genitori che all'inizio hanno grandi ambizioni e poca consapevolezza rispetto a cosa ci si può ragionevolmente aspettare da un bambino piccolo. Sono genitori con aspettative alte sia sul bambino che su se stessi.
In più, i primogeniti diventano presto “la sorella maggiore” o “il grande” e questo alza ulteriormente le aspettative sulle loro “perfomance”. Altre caratteristiche dei primi possono essere prudenza, supponenza e competitività. Non è chiaramente un elenco esaustivo.
“While firstborns start with a better match, partly because of their higher education, laterborns quickly catch up by switching earlier and more frequently to better paying jobs. We argue that a key factor driving our findings is that laterborns are more likely to engage in risky behaviours”
Questo è l'abstract di uno studio condotto dagli economisti Marco Bertoni e Giorgio Brunello hanno studiato l'impatto dell'ordine di nascita sul successo professionale scoprendo che nonostante i primogeniti inizino la loro carriera percependo un salario maggiore (perché in genere hanno studiato più a lungo o in scuole migliori), questo vantaggio iniziale scompare nel giro di qualche anno. La retribuzione dei non primogeniti cresce più in fretta perché sono disposti a trasferirsi prima e più spesso in impieghi che pagano meglio. I primogeniti risultano più avversi al rischio rispetto ai fratelli e sorelle nati dopo.
Secondogeniti e figli di mezzo
I secondogeniti possono restare gli ultimi o diventare i fratelli di mezzo. È quindi più difficile tracciarne un profilo definito. Quello che sappiamo per certo è che dal secondo figlio in poi subentrano delle dinamiche competitive che derivano dal fatto che i fratelli devono dividersi e quindi si contendono risorse scarse come l'attenzione e il tempo dei genitori.
“Il problema dei favoritismi riguarda tutte le famiglie in cui ci sono dei bambini, ma tende a emergere con maggiore evidenza nelle famiglie con due figli. «Non è giusto» è una protesta ricorrente volta a riportare l'equilibrio nella coppia di fratelli. Qual è il motivo di questa differenza? Nelle famiglie con due figli, i fratelli si sorvegliano a vicenda ed è più difficile per i genitori convincere il figlio che si ritiene discriminato del fatto che un'attenzione speciale al suo "rivale" non è uno sgarbo tale (o peggio una minaccia) da richiedere una riparazione immediata. Quando i figli sono tre o quattro, un favoritismo a vantaggio di uno accomuna gli altri che, in gruppo, tollerano meglio le "ingiustizie".” Anna Oliviero Ferraris
Il medico e psicoterapeuta Alfred Adler, che ha studiato l'influenza di fratelli e sorelle sullo sviluppo della personalità, riteneva che con l'arrivo del secondo figlio il primo reagisca cercando di prendere in parte il posto dei genitori e spinga così il secondo a ribellarsi. Il desiderio di superare il primogenito può essere un motore per lo sviluppo del secondo e può creare rivalità tra i due. Difficilmente però il secondogenito sfida il fratello o la sorella maggiore sul “suo” campo: lo psicologo Frank Sulloway ha indagato il fenomeno del niche-picking, ovvero della scelta dei figli successivi di una nicchia non già occupata da quelli più grandi.
In parole semplici, i non primogeniti cercano di differenziarsi da ciò che c'è già, da qui la probabilità di una personalità più ribelle, creativa, estroversa o aggressiva.
Gli ultimi nati
“I figli minori sono spesso abili a usare il loro fascino per convincere gli altri ad accontentarli. (…) Gran parte della loro creatività, energia e intelligenza è incanalata nel tentativo di sentirsi rilevanti ammaliando altre persone.”
- Jane Nelsen
Sugli ultimogeniti si dice tutto e il contrario di tutto: sono super coccolati e viziati in quanto i “piccoli” della famiglia, ma quando la famiglia è molto numerosa rischiano di essere invece un po' trascurati o viene chiesto loro di adattarsi alle esigenze del resto della famiglia più che il contrario. Si dice che abbiano la strada spianata dai fratelli maggiori, che hanno già combattuto molte battaglie e abbattuto tabù, e allo stesso tempo che provino un forte senso di ingiustizia o frustrazione davanti al fatto di non godere delle stesse libertà o privilegi dei fratelli e sorelle.
Ma è chiaro come la ricerca su questo punto sia complessa e i risultati che sinora abbiamo siano sostanzialmente inconsistenti. Diventa allora secondo me più interessante ascoltare le storie personali (ne trovi un po' più sotto!), osservare il vissuto degli altri, fare domande e restare aperti all'idea che se anche l'ordine di nascita ha una sua influenza sulla personalità e sulle scelte dei diversi fratelli o sorelle, nulla è certo e ognuno ha la possibilità di scrivere la propria storia.
A questo proposito mi sembra interessante chiudere con una riflessione di Adam Grant che nel ragionare su come incoraggiare l'originalità nei bambini, suggerisce di esporli a modelli diversi: altri adulti, reali o anche fantastici, con vite, storie, carriere, sogni e capacità diverse da quelle dei genitori.
“Ovunque ci collochiamo nell'ordine di nascita, validi modelli di originalità ci aiutano a conoscere nicchie che prima non avevamo considerato. Anziché spingerci a ribellarci perché le strade tradizionali ci sono precluse [perché già occupate dai fratelli più grandi], i protagonisti delle nostre storie preferite possono ispirarci a diventare originali aprendo la nostra mente a percorsi non prestabiliti.”
Parent coaching
Stiamo crescendo dei bambini e bambine che diventeranno uomini e donne ed è avendo in testa quegli adulti che dovremmo fare la maggior parte delle scelte che riguardano il modo in cui li trattiamo adesso. Quello che imparano oggi influenza quello che diventeranno. Per questo è importante essere consapevoli e intenzionali nel nostro rapporto con loro. Se desideri un aiuto a portare più coerenza nel tuo approccio educativo, a lasciarti alle spalle circoli viziosi di frustrazione e rabbia e a costruire una relazione fondata su rispetto, accoglienza ed empatia, possiamo lavorare insieme per trasformare i tuoi obiettivi in azioni concrete.
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Genitori consapevoli di bambini da 1 a 3 anni (info e iscrizioni qui!)
venerdì 23 febbraio e 1 marzo dalle 12:30 alle 14:00
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4 incontri online da 90 minuti l'uno, da giovedì 29 febbraio al 21 marzo dalle 12:30 alle 14:00. 6 posti disponibili
Le vostre storie
“Io sono il terzo, e sono stato "il piccolo di casa" per 9 anni, prima della nascita di mia sorella. Da adulto ho iniziato a riflettere su come ciò che siamo sia influenzato dall'ambiente e dalle circostanze in cui cresciamo: io mi sono accorto che parte della mia "personalità" si è formata in risposta al comportamento dei miei fratelli. (…)
Quello che percepivo io era la fatica che facevano i miei genitori: mio padre un ingegnere, mia madre era un'insegnante, senza una rete di zii, nonni o amici. (…) La mia strategia è stata quella di "non disturbare", "non creare problemi", "non chiedere". Io ero "quello bravo a scuola", e soprattutto, nelle parole dei miei genitori "quello giudizioso". Nell'adolescenza i miei fratelli maggiori sono stati un po' problematici (niente di che, bocciature, ribellioni, ecc..), e la mia strategia è rimasta più o meno la stessa: "ci sono già troppi casini, non aggiungerne".
Quando a 28 anni ho iniziato ad arrampicare, mi sono ricordato che da ragazzino, passando davanti alle pareti di arrampicata avrei sempre voluto farlo, ma non mi era mai venuto in mente di chiedere ai miei genitori di poterci provare. Non mi sarebbe mai venuto in mente. Quanta predisposizione "naturale" avevo, ad essere così?
Adesso, da genitore, cerco di ascoltare e soprattutto di fare in modo che i miei figli imparino ad esprimere i loro desideri. Che non perdano una opportunità, se la desiderano. Che imparino, come ho fatto io, ad ascoltarsi.” Marco
“Io sono sorella maggiore, la mia sorellina è nata quando io avevo quasi 4 anni. I miei genitori mi dicono che io non sono stata gelosa di lei. Ricordo quando sono andata a trovarla la prima volta in ospedale ma ricordo solo il tragitto, non l’incontro con lei. Non ho ricordi delle nostre interazioni quando lei era molto piccola, i miei ricordi iniziano quando lei era un po’ più grandicella (forse intorno ai 3 anni) e voleva giocare con me e le mie amiche ma io non volevo. Ricordo che la cacciavo bruscamente dalla camera. Io ero la grande e quindi ricordo che nei conflitti tra me e lei era sempre lei la “povera piccina”, come se fossi sempre io a farle un torto. Magari era così eh, però questa cosa di essere sempre io “la cattiva” è radicata profondamente in me per tante situazioni vissute non solo con mia sorella, ma la tua mail mi ha portata a riflettere sul fatto che forse anche il giudizio dei miei genitori nelle dinamiche con mia sorella possa aver contribuito in modo anche consistente nella formazione di questa mia rappresentazione. (...) Mi chiedo se i miei genitori ci avrebbero potuto aiutare a sviluppare un rapporto diverso, a legare di più” Eleonora
“Ho una sorella più piccola. Siamo sempre state molto unite (abbiamo 2 anni e mezzo di differenza). Però adesso, da adulte, abbiamo ripercorso la nostra infanzia e ci siamo accorte di come eravamo un po’ etichettate dai nostri genitori: io ero quella “manesca”, lei quella dolce, con un carattere più conciliante. Ora lei riconosce che spesso si comportava “da vittima” perché aveva capito che questo giochetto le procurava vantaggi. Io sicuramente da piccolissima ero molto gelosa, mi ricordo questa sensazione di voler eliminare fisicamente la mia rivale!! Questo per dirti che, ora che sono madre, mi rendo conto di come sia facile etichettare i nostri figli, nel bene e nel male. Spero che questa consapevolezza mi aiuti ad evitare di farlo con mia figlia. Fortunatamente ora il rapporto con mia sorella è ottimo, per cui mi struggo per il fatto di non essere riuscita a dare a lei un fratellino o una sorellina. Al di là del rapporto di fratellanza (che però come sappiamo non sempre è facile), quello che mi preoccupa un po’ è che per il figlio/a unico sia difficile gestire i genitori una volta che diventano anziani. Sapere che potrebbe condividere questo onere con un fratello o una sorella mi sarebbe di conforto.” Mariapaola
Avevo a suo tempo raccolto i pensieri di alcuni genitori di figli unici, li trovi sul mio sito.
A proposito di come le esperienze vissute influenzino le nostre scelte, condivido queste due preziose testimonianze che arrivano a due conclusioni opposte. Io vi ringrazio di cuore per queste storie che mi consentono di restituire una narrazione complessa e sfaccettata.
“I miei genitori hanno divorziato che io ero piccolissima, mia madre è rimasta sola, ma mio padre si è messo con la donna con cui ha tradito mia madre, che a sua volta aveva un figlio di due anni più di me. Io ne avevo due e lui quattro, ci hanno cresciuto da fratelli e quando la domenica ero con loro sembravamo la famiglia del Mulino Bianco. Poi quando avevo 12 anni è arrivato il piccolo e ricordo con chiarezza quel momento come uno dei più tristi della mia vita. Perché se fino a prima per papà contavo ancora qualcosa pur non vivendo con lui, all’arrivo del piccolo io sono stata la figlia di scorta. (…) La figlia di scorta lo sono ancora oggi. E mio figlio è il nipote di scorta. (…)
Questo mio particolare assetto famigliare e il rapporto con i miei fratelli ha condizionato moltissimo la famiglia che mi sono creata e ha amplificato la convinzione che avrei fatto un solo figlio. E così é stato. Non voglio che mio figlio si senta messo da parte dai suoi genitori come è successo a me, non voglio che senta di dover sempre essere un passo avanti per dimostrarmi qualcosa, per attirare la mia attenzione (come faccio io con mio padre, nonostante io dei tre sia quella realizzata lavorativamente e famigliarmente parlando, quella che da meno pensieri insomma). Amo i miei fratelli e darei la vita per loro, ma sono troppe le differenze che ho visto fare, ma soprattutto che ho subito, per rischiare di far passare tutto questo a mio figlio.
Un fratello non é necessariamente un amico per la vita o qualcuno che chiami in età adulta se hai bisogno di qualcosa, io di fratelli ne ho due, ma mi sono costruita una rete di amicizie e se ho un problema ti assicuro che i miei fratelli sono le ultime persone che chiamo.” Sara
“Io sono la prima di tre sorelle: tra me e la seconda ci sono due anni scarsi di differenza, mentre la terza è arrivata quando il avevo nove anni. Ora che siamo tutte adulte, abbiamo un rapporto molto solido, anche se non ci sentiamo molto spesso, perché abitiamo lontane e abbiamo vite molto diverse, ma sappiamo di poter contare l'una sull'altra. Ci vogliamo molto bene.
(…) Purtroppo la nostra vita familiare è stata segnata per un certo periodo da alcune difficoltà che, da un lato, ci hanno messo a dura prova come famiglia, ma dall'altro hanno sicuramente contribuito a rinsaldare il nostro legame di sorellanza.
È proprio grazie dal rapporto che ho con le mie sorelle che è nato in me il desiderio di avere più di un figlio e, ora che ne ho due, spero davvero che possano volersi bene e creare una relazione sana e fondata sull'affetto e sui ricordi, proprio come quella che lega me alle mie due sorelle.” Francesca
Se hai voglia, questa volta ti chiedo di scrivermi rispondendo a questa mail per parlare di relazioni con altri adulti esterni alla famiglia. Riesci a coltivare le amicizie che sono importanti per te? Ti senti parte di un “villaggio” o hai la sensazione che essere genitore ti isoli? Se potessi cambiare qualcosa in questo senso, cosa ti piacerebbe?
Grazie!
Elisa
Bonus
In chiusura, traduco per voi un pezzo di una newsletter di Emily Oster, che è un'economista e scrittrice statunitense con l'ambizione di rispondere alle principali domande sulla genitorialità basandosi solo su dati e ricerche verificabili.
Nella sua newsletter, Parent Data, ha risposto a questa domanda:
“C'è qualche studio valido o dati affidabili riguardo a se avere fratelli sia effettivamente meglio nel corso della tua vita? Ho tre fratelli e non sono vicina a nessuno di loro, ma tutti i miei amici sembrano ossessionati dal dare ai loro figli dei fratelli. Voglio solo sapere se qualcuno ha davvero studiato questo, perché sembra che in alcuni casi, se non in molti, i fratelli siano più fonte di stress che di aiuto.” — Una mamma che vuole un solo figlio
Emily Oster:
No, non ci sono studi validi indichino il numero giusto di figli da avere. (...) Tu stai chiedendo se avere fratelli sia in qualche modo una cosa importante da dare ai figli, che porti benefici anche in età adulta. Ci sono molte ricerche sulle relazioni tra fratelli adulti, e la risposta è... varia. Alcune persone sono molto vicine ai loro fratelli e non possono immaginare la vita senza di loro. Altre persone hanno relazioni tra fratelli terribili e tossiche. Altri ancora hanno, verso i fratelli, sentimenti neutrali. Sospetto che le relazioni con i nostri fratelli influenzino il valore che gli diamo quando pensiamo ai nostri figli. Ma non c'è modo di sapere come si svilupperanno
In sintesi: ignora le voci e goditi la tua famiglia.
"Questo è per me un pensiero rivoluzionario perché siamo spesso assorbiti dal tentativo di essere imparziali, eppure se i bambini hanno sistemi di interpretazione diversi, la stessa frase o azione avrà su di loro un effetto diverso."
Da quando ho memoria cerco di spiegare proprio questo alla mia benintenzionata mamma, così simile a mia sorella e così diversa da me, che ci ha cresciute al meglio delle sue capacità e senza una figura paterna sufficientemente presente e affidabile da moderare la situazione sbilanciata. E così siamo sempre state una famiglia di 2+1. Loro + io. In cui io ero il numero primo, la diversa, l'altra. La rarità, l'eccezione alla regola della normalità, in cui la normalità era semplicemente l'arbitraria maggioranza domestica estesa alla popolazione globale. Ci sono quelli come noi, "tutti noi", quelli normali...e poi ci sei tu.
Mi sono resa conto solo negli anni come questa narrativa familiare, questa maggioranza schiacciante, così oppressiva e soffocante anche se insediata senza volontà di ferire, ha influenzato lo sviluppo della mia personalità e della mia vita adulta. Un esempio di self-fulfilling prophecy, per certi versi.
E ora che sono mamma, pronta ad accogliere la mia seconda figlia ne sono ancora più consapevole. Mia mamma e mia sorella spesso mi chiedono "E se le tue figlie non sono come te. E se sono come noi?". La parola "normali" è scritta tra le righe, l'idea che ci sia un loro e un io ha radici profonde. La paura che possa...inquinarle/alterarle/farle diventare strane come me/chissà...anche quella è presente.
Negli anni tramite il contatto con il resto del mondo, l'incontro con l'uomo che ormai da dieci anni mi sta accanto e "mi ama così come sono", mi ha dimostrato più e più volte che non solo "essere come me" non è così tragico...ma che "come me" non esiste come concetto unico, totalitario e irrevocabile.
Difficile spiegare loro che le mie figlie saranno sé stesse. Che farò tutto ciò che sono in grado, sorretta dalla consapevolezza della mia esperienza personale, per far sì che ognuna di loro sia accettata, accolta e apprezzata in qualità di sé stessa. Che cercherò di crescerle armata di curiosità e non di etichettatrice automatica. Che ognuna di loro sarà per me un'anima diversa. Unica. Molteplice. Ricca di sfaccettature e sfumature tutte sue. Né come me, né come loro. Né come l'una o l'altra sorella.
E quando arriverà il/la terzo/a sarà semplicemente una variabile in più. Un'altra anima che avrò il privilegio di crescere e di veder fiorire modo suo, nella sua irripetibilità.
Grazie per questo saggio. Ho letto tante cose che avevo bisogno di leggere tra le tue parole. Per me e per le mie figlie.
Interessantissimo, grazie! Io sono figlio unico e ho un figlio unico quindi ho sempre difficoltà a capire le dinamiche tra fratelli (piccoli o adulti).