Qualcuno con cui litigare
La complessità delle relazioni affittive, tra conflitti perpetui e automatismi
Cosa significa litigare?
L'importanza dei modelli di conflitto
Tra il dire e il fare ci sono di mezzo le abitudini
Parent coaching: i prossimi appuntamenti
Quando scegliamo qualcuno con cui passare la vita,
stiamo scegliendo qualcuno con cui litigare per sempre.
Le ricerche del Gottman Institute sulla conflittualità di coppia ci dicono che solo un terzo dei conflitti che incontriamo con i nostri partner sono realmente risolvibili. Il resto sono conflitti perpetui destinati a riaffiorare e ripetersi nonostante i nostri sforzi per risolverli (o soffocarli). Questi conflitti hanno a che fare con la visione del mondo, i propri sogni e propri valori.
Un giorno mi sono chiesta: se dovessi scegliere un solo consiglio da dare a mia figlia per affrontare la sua vita sentimentale da adulta, cosa le direi? Quale perla di saggezza vorrei instillare in lei?
La risposta che mi sono data è stata questa: “Scegli di stare con qualcuno che non sia un problema lasciare, qualcuno che stia in piedi a prescindere da te e che se decidessi di andartene soffrirebbe come soffre chi ama ma con dignità e rispetto.”
Credo che il perché oggi non vada spiegato a nessuno. Non stare con qualcuno che non sappia accettare di lasciarti andare perché è estremamente pericoloso. È un consiglio difficile da mettere in pratica però, perché è difficile prevedere come reagirà una persona in quell'evenienza, ma educare i ragazzi a riconoscere i campanelli di allarme nelle relazioni (relazioni controllanti o abusive, instabilità o co-dipendenza emotiva, manipolazione, mancanza di rispetto ecc.) sia una responsabilità che condividiamo tutti.
Non è però di questo che volevo parlare. Ho ripensato a questa riflessione alla luce di quanto ho recentemente letto perché forse, invece, dovrei consigliare: “Scegli di stare con qualcuno che sappia “litigare bene”. Qualcuno che non trasformi una divergenza di vedute nella necessità di indottrinare, che non covi risentimento per giorni per poi farti esplodere in faccia la sua rabbia, qualcuno che abbia interesse ad ascoltarti anziché giudicarti e sia disposto a mettersi in discussione quando apprende qualcosa di nuovo.”
Litigare?
Litigare però è un parola non troppo calzante per quello che voglio esprimere perché porta con sé quelle caratteristiche negative che vogliamo superare. Dal dizionario:
[li|ti|gà|re]
Treccani: Contrastare con parole vivaci, irose e talvolta aspre e ingiuriose, soprattutto per far valere o per imporre le proprie ragioni
De Mauro: Discutere violentemente con qualcuno, venire a diverbio, anche ricorrendo a ingiurie e offese
Sarebbe più giusto dire “Scegli qualcuno che sappia stare nel conflitto” e quindi: scegli qualcuno capace di abbracciare la complessità.
Io credo che questa (saper abbracciare la complessità) sia davvero una delle competenze fondamentali del presente e oserei direi del futuro. Ma come si educa alla complessità e al conflitto costruttivo in un contesto così fortemente polarizzato e radicalizzato? È una domanda molto ampia che vi lascio come spunto di riflessione per eventuali conversazioni tra voi o anche con me, qui partiremo da quello che il nostro esempio può insegnare ai bambini.
L'importanza dei modelli di conflitto
Le prime persone da cui i bambini possono imparare ad abbracciare la complessità siamo noi genitori.
Spesso però siamo proprio noi adulti a non saper stare nella divergenza di opinioni o vedute in modo rispettoso e costruttivo. Non lo sappiamo fare perché non ci è stato insegnato a comunicare in modo non violento e perché viviamo in una società in cui troppo spesso ha la meglio chi sovrasta, chi usa la forza e chi si comporta in modo più prepotente. Non assegniamo valore al confronto e all'ascolto, ma solo alla vittoria e all'affermazione di sé.
Quello che un bambino vede quando guarda i suoi genitori discutere ha un'influenza importante nel modo che avrà di relazionarsi con le persone e di fronteggiare i momenti più impegnativi nel rapporto con gli altri.
Ho chiesto a voi che mi seguite e mi leggete di raccontarmi cosa ricordate delle discussioni o dei litigi tra i vostri genitori. Ho raccolto tantissime testimonianze di cui vi ringrazio di cuore. Ho scelto (e a volte sintetizzato) alcune risposte per dare una panoramica delle esperienze vissute.
Ricordi conflitti tra i tuoi genitori in casa? Come si svolgevano? Che cosa ti hanno lasciato?
“Si ma non è qualcosa che mi ha segnata, c’era tensione ma mai violenza, ma ero contenta quando vedevo che la crisi passava” Laura
“Non mi ricordo che i miei abbiano mai litigato quando ero piccola. Pensavo che fossimo una famiglia perfetta (...) Ora sono separati. Ho scoperto dopo che c'erano troppe cose non dette da parte di mia madre, che ricordo sempre molto imbronciata” Laura
“Quando discutevano i miei era essenzialmente mia mamma a farsi sentire, il suo tono di voce e le frasi che usava erano molto autoritarie, mentre mio papà spesso subiva nonostante provasse a dire la sua, lui non ha mai amato lo scontro…ricordo di aver avuto spesso paura che i miei si lasciassero, per me litigio era sinonimo di separazione” Sara
“Si urlavano addosso, dicendo cose l'uno dell'altro irrispettose e umilianti. All'epoca quelle litigate mi spaventavano, e mi ripromettevo che per me non sarebbe stato così” Maria
“Non so se da piccolo avevo questa consapevolezza, ma la cosa che mi ricordo guardando indietro è che nessun litigio riusciva a scuotere il rapporto. Potevano urlarsi e sfogarsi l'uno con l'altro, ma mai e poi mai mi è passato per la testa che non si stimassero o non volessero il bene dell'altro” Stefano
“Me li ricordo i litigi.. mio padre scoppiava da 0 a 100 urlando poi si chiudeva a riccio e dopo faceva finta di niente. Di solito non accettava che altri facessero le cose a modo loro e non come voleva lui. Mia mamma diceva quello che pensava poi però non c'era mai un confronto costruttivo. Anche io faccio fatica a gestire le mie emozioni, mi viene da scoppiare quando non riesco a farmi capire o non mi si ascolta” Sara
“Purtroppo no. I miei sono sempre stati allineati, alla perfezione. A 42 anni, dopo uno e mezzo di terapia ho scoperto che io avrei avuto bisogno di uno dei due che si schierasse con me, ogni tanto, anche a costo di litigare con l’altro” Paola
“I miei non litigavano MAI davanti a noi. Ho idealizzato molto la perfezione del loro rapporto. Quando ho cominciato ad avere le prime relazioni sono andata a chiedere se era vero o finzione...scoprendo che papà aveva spesso dormito sul divano e che litigavano ma mai davanti a noi” Silvia
“Liti fortissime sempre sugli stessi temi, mai risolti, per anni e anni. Poi musi e permalosità soprattutto da mia madre. Mi sentivo triste, impotente e non capivo esattamente. Anni dopo, mi rendo conto che a volte rimetto in scena alcune reazioni di mia madre ma cerco di bloccare appena me ne accorgo (quando e se me ne accorgo…)” Rossella
È chiaro da questi frammenti che non litigare (discutere!) non è necessariamente meglio che litigare: tutta la differenza la fa come si litiga e il contesto relazionale ed emotivo in cui il litigio (conflitto!) si colloca.
Vi ho chiesto anche se i vostri figli oggi vi vedano litigare e come questo vi faccia sentire. Ecco cosa mi avete risposto:
“Ci capita che si scaldino i toni e se succede davanti a nostro figlio cerco di spiegargli cosa sta succedendo e di rassicurarlo. Se capisco che rischiamo di esagerare cerco di fermare la cosa e rimandare la discussione” Alice
“Sì, capita di litigare davanti ai figli. La viviamo bene. È autenticità. Facciamo in modo di essere il più rispettosi possibile” Claudia
“Sì ma seguendo l'educazione a lungo termine si cerca di farlo nel modo più rispettoso possibile e facendo attenzione a non alzare troppo i toni” Serena
“A me e mio marito capita di litigare davanti alle bambine. Cerchiamo di chiudere e riparlarne senza loro e spieghiamo che capita di litigare, che ci vogliamo comunque bene e ci scusiamo se abbiamo alzato la voce” Chiara
“Sì purtroppo capita davanti ai figli e mi sento terribilmente in colpa pensando a quello che provavo io da piccola” Sara
“Non amo tanto la teoria del non litigare davanti ai bambini. Non litigare mai davanti a loro li fa crescere nell'illusione che si vada sempre d amore e d' accordo e non insegna a vivere il conflitto (ovviamente parliamo di discussioni che devono rimanere nei limiti del rispetto e della correttezza, altrimenti il discorso cambia). Litigare in un'altra stanza è ancora peggio perché i bambini solitamente sentono tutto o se non sentono se lo costruiscono nella testa senza controllo e mediazione” Alessandra
C'è qualcuno che fatica a controllarsi e si sente in colpa e ci sono tantissime persone consapevoli che stanno cercando da sole, attraverso la terapia o il coaching, di lavorare su se stesse. Ho trovato tantissimo impegno nei vostri messaggi.
Credo che quello di Stefano sia rappresentativo di tante persone in questa comunità: “Sì, se abbiamo qualcosa da dirci davanti a nostro figlio, ce lo diciamo. Cerchiamo di mantenere toni rispettosi, ma non sempre ci riusciamo. Può succedere che uno dei due si allontani per stare da solo e magari sbatta qualche porta. Cerchiamo di spiegare a nostro figlio quello che proviamo (rabbia, frustrazione, sopraffazione ecc..) e se qualcuno ha bisogno di tempo per se cerchiamo di rispettarlo. Su questo si vede il grande lavoro che abbiamo iniziato a fare (...). Sappiamo che i figli imparano con l'esempio, e vorremmo essere esempio di come si gestiscono conflitti, di come si gestiscono le proprie emozioni.”
Sappiamo che è importante che i bambini osservino negli adulti la capacità di:
ascoltarsi con attenzione e rispetto anche in condizioni di disaccordo
verbalizzare e gestire le proprie emozioni
prendere in considerazione il vissuto dell'altro
considerare soluzioni di compromesso
MA…
Tra il dire e il fare ci sono di mezzo le abitudini
Nonostante la consapevolezza e le migliori intenzioni, spesso i nostri conflitti si trasformano in veri e propri scontri, in litigate furiose, in prolungati silenzi e sequele di recriminazioni. Perché? Perché siamo troppo spesso molto stanchi o molto stressati e perché ci sembra di non avere il tempo che serve a discutere con calma e in modo costruttivo. Ma soprattutto perché cambiare le proprie abitudini è un lavoro lungo ed estremamente faticoso. I diverbi attivano in noi una serie di automatismi che a loro volta alimentano circoli viziosi e ci fanno sentire in trappola. Questi automatismi sono:
aggredire: agire con l'intenzione di ferire o sovrastare
giudicare: esprimere una valutazione sull'altra persona, anziché su ciò che è successo
chiudersi: smettere di interagire o ascoltare, rispondere con un muro di silenzio
sminuire, negare legittimità al punto di vista dell'altro
fare leva su vergogna e senso di colpa
manipolare
rifiutare di considerare il compromesso come un'opzione valida
tagliare corto
Ecco cosa puoi fare per cambiare un'abitudine e sostituire un automatismo:
individua quali sono i comportamenti e le modalità comunicative che non ci soddisfano
Esempio: non mi piace quando uso espressioni giudicanti come “non hai mai voglia di fare niente”
riconosci i trigger che “attivano” quelle modalità
Esempio: uso questa espressione quando mio marito si lamenta dei programmi che ho fatto per il weekend
decidi con cosa desideri sostituire l'automatismo
Esempio: invece di aggredirlo, vorrei chiedere se aveva altre idee o desideri
quando il trigger si verifica, fermati e agisci intenzionalmente come hai deciso
Per riuscire mettere in pratica, oltre alla consapevolezza possono servire tecniche di gestione delle proprie emozioni
abbina una “gratificazione” al nuovo comportamento
Non intendo un premio fisico ma associare un pensiero positivo/sensazione di benessere all'essere riusciti ad agire in modo intenzionale. Esempio: “Quando riesco a fare domande invece di giudicare sono una grande!”
permettiti di sbagliare e riprovare, sbagliare e riprovare
Nelle relazioni controlliamo sempre e solo la nostra parte, quindi quello che mettiamo. Possiamo lavorare sulla nostra comunicazione e le nostre reazioni, non possiamo pretendere che chi sta con noi faccia lo stesso. Tuttavia possiamo, ed è estremamente utile, raccontare il lavoro che stiamo facendo, ispirare a fare lo stesso e invitare a farlo insieme.
Prossimamente parlerò anche delle questioni su cui si litiga, qui non c'è più posto!
Ci sarebbe ancora tantissimo da dire ma spero di aver stimolato qualche riflessione.
Ci tengo ad aggiungere che per quanto sia vero che la maggior parte dei conflitti non è risolvibile e quindi destinata a ripresentarsi, è altrettanto vero che “litigare” è quello che dovremmo fare in una piccola percentuale del tempo che passiamo insieme.
Quindi è utilissimo riflettere su come stare nel conflitto in modo costruttivo, ma ancora più utile è agire consapevolmente per creare momenti di piacevolezza, connessione, gioia, collaborazione e divertimento. In coppia e in ogni altra relazione.
Parent coaching: prossimi appuntamenti
Vuoi intraprendere un percorso di coaching in coppia? Scrivimi per prenotare una chiamata conoscitiva gratuita: elisa@ilgenitoreconsapevole.it
Empatia, ascolto attivo e riflessivo, comunicazione assertiva, onestà emotiva e verbalizzazione dei bisogni non sono qualità che hai o non hai, ma competenze che si possono allenare. Il coaching serve a questo: a riconoscere e allenare le capacità che vogliamo sviluppare per offrirle e insegnarle ai nostri figli. Il coach di un genitore deve saper vedere le potenzialità della persona che ha davanti, aiutarla a superare i propri blocchi e ostacoli e a riuscire dove temeva di non farcela.
— I prossimi percorsi in gruppo
La rabbia degli adulti e le crisi dei bambini
4 incontri online, possibilità di confronto per un mese e chiamata di follow up individuale. Quando? Lunedì 8, 15, 22 e 29 aprile, ore 20:45-22:30 – 3 posti disponibili
Qualcosa in più
Ho parlato di complessità e volevo segnalarti un podcast che ho ascoltato di recente e che secondo me è un esempio perfetto di come possiamo educare noi stessi alla complessità, ovvero a sapere che ogni storia può essere guardata da punti di vista diversi e rivelare sfumature sempre nuove. Scegliere di essere curiosi anziché giudicanti ci regala un mondo molto più “colorato”.
Il podcast è Sangue Loro, di Pablo Trincia edito da Chora Media. Lo trovi su tutte le piattaforme di podcast. Ti avverto che è un ascolto per tanti versi doloroso, se non fa per te hai tutto il diritto di proteggerti e non ascoltarlo.
Al prossimo mese!
Elisa
io credo che l'onestà ripaghi sempre. nel rispetto di usare parole corrette e di non urlare, litigare è umano e i momenti di rabbia o frustrazione sono fisiologici. io cerco di dare esempio a mio figlio di non reprimere le emozioni, anche quelle che gli sembrano negative, e di imparare a gestirle sempre meglio. anche a chiedere scusa o a spiegarsi quando è passato il momento di rabbia e può riuscirci.
Preziosissima. È che troppo spesso si mira alla Comunicazione Efficace di Gordon, quando basterebbe guardare un episodio in più di Bluey 🥲 Com'è difficile tutto!